Copertina di Argentiera, album di Northern Lughthouse

Northern Lighthouse – Argentiera

Simone La CroceMusica, Recensioni

L’Argentiera è un piccolo villaggio situato a ridosso dell’omonimo capo, punta più estrema dell’intera costa occidentale. Il suo nome è legato a uno dei minerali che caratterizza i riflessi delle rocce tra le quali è incastonato, la cui presenza è nota fin dall’antichità. I primi a estrarlo furono gli onnipresenti proconsoli romani, seguiti dai pisani durante il medioevo e infine dagli immancabili faccendieri di fine ottocento, tra i quali Honorè de Balzac, uno dei pochi a non trarne alcun beneficio. La miniera aprì ufficialmente nel 1867, per chiudere definitivamente 100 anni dopo. Tra crolli, incidenti, morti e leggende, ci hanno lavorato fino a 400 operai e le loro vecchie abitazioni puntellano il costone a monte del villaggio originario, vicino al mare.

Davide Rambaldi è un giovane producer bolognese. Oggi vive a Bruxelles, ma ha già avuto modo di esibirsi in mezzo mondo: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Portogallo, Austria, Italia, Belgio, Malta, Singapore. Dietro al moniker di fa musica elettronica con sintetizzatori, field recordings, nastri e pedali, lasciandosi ispirare dai luoghi visitati durante i suoi viaggi e dalle loro storie. Impatta nell’Argentiera da adolescente. Ci torna qualche tempo dopo e rischia di svenire per il caldo. La terza volta decide di volerci fare un disco, che poi deciderà di intitolare semplicemente Argentiera. Durante i vari pellegrinaggi che si sono susseguiti nel tempo, registra suoni, incontra persone, scatta fotografie e cerca ogni genere di informazione sulla sua storia, inizia a lavorare sul materiale accumulato. “Oltre alle melodie, ai field recordings e alle voci, ci sono i suoni che non ho potuto registrare sul posto perché non si possono più sentire e che ho ricostruito con i modulari: dalle campane della chiesa, al rumore metallico delle gabbie dei minatori che scendevano nel pozzo o dei trapani e carrelli”. Su questi aspetti lavora Davide e il materiale messo insieme è talmente abbondante che decide anche di autopubblicare un notevole volume di fotografie e pensieri. La lettura del libro è consigliatissima con il disco in cuffia. E viceversa. 

Presentato in anteprima a Berlino e Malta in anteprima, prima di arrivare in Sardegna, ospite anche di due notevoli iniziative come il e il , Argentiera è un flemmatico girovagare per le strade e i vicoli del villaggio, “dalle case degli operai, ai pericolosi e bui cunicoli della miniera e ancora su verso la spiaggia, il vecchio cinema e la piazza principale”. Un’audioguida sonora nella quale tutto è evocazione e i suoni ripopolano gli spazi, dando virtualmente vita a un passato fossilizzato, forse anche più e meglio di tante proposte di turismo esperienziale in augmented reality. Le uniche voci narranti sono quelle degli abitanti dell’epoca, Maria Vittoria Solinas, Gianfranco Madarese e Luciano Ottelli. I loro sono brevissimi racconti di vita, testimonianze personali, ricordi lontani, intaccati dal tempo non più di quanto lo sia stato il villaggio: pur sentendo il peso degli anni, resistono alla sua pressione. Sono stati impressi su nastro dalla regista Patrizia Santangeli per il suo documentario di prossima uscita The Unlimited Place, autrice anche un video sul lavoro effettuato da Davide. Di Antonio Fadda sono invece le launeddas elettriche nel brano di chiusura L’isola nell’isola, appropriata coda di accompagnamento ai passi che si lasciano alle spalle tutto quel groviglio di vie ed esistenze.Non è la prima volta che questo luogo-non-luogo ispira un lavoro come quello di Davide. Fabio Tallo poco più di un anno fa per Wild Drone Music ha pubblicato Scisto, non a caso il nome della traccia di apertura di Argentiera. Una ulteriore conferma di quanto, nel tempo, le storie degli uomini, del loro lavoro, delle loro battaglie, anche solo quelle per la vita quotidiana, possano permeare spazi come quello dell’Argentiera, fino a farli tracimare verso altri contenitori, che possono anche assumere la forma inconsapevole di un curioso adolescente bolognese capitato lì, come tanti, un po’ per caso, un po’ per destino.

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