Mundus Cereris – Charun

RedazioneMusica, Recensioni

Recensione di Davide Caboni

Il viaggio che inizia con questo disco dei è un viaggio lento, un tragitto lineare sui binari del doom condito da sonorità un pò disturbate e con una buona dose di influenze post rock.

Certo, non aspettatevi liriche o cantati. Il disco è un’opera strumentale che travolge per intensità e che emotivamente ti porta ad ascoltare ogni brano fino in fondo per capire fino a dove ci si possa perdere.

Questo “Mundus Cereris” è un disco di non facile comprensione, se cercate qualcosa di immediato probabilmente questo non è il disco più adatto, ma se quello che andate a cercare in musica sono le emozioni e il coinvolgimento posso garantire che, ascolto dopo ascolto vi troverete travolti da queste sonorità che non potranno che diventare cliente fisso del vostro impianto stereo.

Il disco si compone di 6 pezzi, lenti, pesanti, complessi, ora con tanta melodia e ora con l’esplosività e la pesantezza tipica dei riff metal. Un lavoro ben studiato e concepito con la consapevolezza di chi sa quello che vuole e sa esattamente come rendere tali emozioni in musica.

Ammetto di non essere un patito dei pezzi strumentali, in ogni caso non è stato difficile passare oltre questo mio limite.

I pezzi sono lunghi ma nonostante ciò è tutto talmente bello e complesso che il disco scorre bene, come un treno su un binario dritto e senza ostacoli.

La copertina e l’artwork del disco sono una presentazione ottima per provare a capire cosa ci si debba aspettare.

Foto sfocate e un immenso pianeta nero che sovrasta la nostra testa rendono con immagini la pesantezza dei suoni.

Il disco

Per descrivere pezzo per pezzo questa meravigliosa opera musicale bisognerebbe scrivere un libro.

Credo che le emozioni che si provano vadano ben oltre il commento su un pezzo piuttosto che su un altro.

Basti sapere che tutti i pezzi vanno ascoltati con la curiosità di chi imbocca una strada che si perde in un bosco in cui non c’è modo di guardare oltre, non una carta, non un indicazione.

Semplicemente strutture musicali che hanno il loro punto d’incontro nel metal, pesante, inesorabile e con un non so cosa di new wave nel cuore.

In definitiva i Charun ci regalano un bel disco, successore di quello Stige che già aveva colpito e affondato al primo ascolto. Ora il passo è decisamente in avanti, una gran bella novità che va ad arricchire il patrimonio di band sarde a cui auguro di trovare spazi e vetrine che vadano oltre la nostra piccola isoletta!!

Gran disco, complimenti vivissimi ai CHARUN!!!!