Micah P. Hinson – Credits MIS

Micah P. Hinson

Luca GarauLive report

Il racconto del concerto del cantautore texano del 10 marzo al Fabrik e, in anteprima, il video report di .

C’è tanta Italia nell’ultima produzione di . Il cantautore statunitense, nato a Memphis e cresciuto in Texas, ha infatti scelto il belpaese e nello specifico l’Irpinia per comporre e registrare il suo ultimo album I Lie to You pubblicato per l’etichetta Ponderosa. Se si possa fare psicanalisi sul tragitto che dal Tennessee porta al profondo meridione non è oggetto di queste righe, ma senz’altro non si può tacere che tra gli elementi eziologici dell’operazione si scorge Vinicio Capossela. Sua l’idea di invitare il menestrello dagli occhiali spessi allo Sponz Festival e da lì al rinchiudersi in sala d’incisione assieme al produttore e compagno di palco Alessandro Asso Stefana, il passo è stato breve.

Micah P. Hinson – Credits MIS
Micah P. Hinson – Credits MIS

E dall’Italia è partito anche il tour europeo di Micah P. Hinson, tour che tra le sue tappe, grazie al sempre ottimo gusto dell’agenzia MIS, ha toccato anche Cagliari, ospite di quel baluardo nel centro città che è il Fabrik. Il 10 marzo è un venerdì, e il venerdì la vita notturna inizia sempre molto tardi, eppure la scaletta della serata non accetta ritardi. , a cui è toccato il compito di aprire il concerto, inizia che gran parte del pubblico è ancora in fila o peggio al caffè. Ma l’arrivo alla spicciolata è reso meno brusco dall’avvolgente suono dell’artista nostrano. Drum machine, ableton, chitarra e voce sognante iniziano a far ciondolare le teste, al ritmo di musiche che alla cadenza ipnotica dei Suicide aggiungono suoni e spazialità eteree vicine al miglior dream pop. Il compito forse è ingrato e non rende il giusto merito alla performance, ma Simone ha dalla sua abbastanza esperienza e con eleganza e maestria si porta a casa il risultato.

Maggot Madness – Credits MIS
Maggot Madness – Credits MIS

Il cambio palco regala emozioni, soprattutto a chi ha bazzicato la scena alternativa italiana dei 2000: ad accordare chitarre e sistemare microfoni appare infatti Mattia Coletti, che da chitarrista ha detto la sua, sia da solista che in diversi progetti, tra tutti Polvere con Xavier Iriondo. 

Serrate le ultime chiavette appare il protagonista della serata in tutto il suo splendore. Micah P. Hinson si presenta sul palco in tuta da lavoro blu, cappello e i suoi caratteristici occhiali spessi. A vederlo, soprattutto se gli si scorge l’acconciatura, sembra quasi di avere davanti un raver, uno Skrilex che parla a un microfono da crooner. C’è tanta goffaggine mista a tenera timidezza e quella chitarra troppo alta e troppo alla sinistra non aiuta a diffondere l’aura del chansonnier. A dirla tutta, il phisique du role non è per nulla azzeccato, ma è sufficiente che intoni la prima nota per far retrocedere a sciocchezze le considerazioni appena fatte. 

Micah P. Hinson – Credits MIS
Micah P. Hinson – Credits MIS

La voce di Hinson arriva dal profondo, un profondo che è situato non solo vicino al diaframma ma soprattutto nell’animo. Il suo timbro lascia trasparire un vissuto da cui attingere a piene mani. Scriveva Rainer Maria Rilke ne I quaderni di Malte Laurids Brigge  che “per un solo verso si devono vedere molte città, uomini e cose,(…) Si devono avere ricordi di molte notti d’amore, nessuna uguale all’altra, di grida di partorienti, e di lievi, bianche puerpere addormentate che si richiudono. Ma anche presso i moribondi si deve essere stati, si deve essere rimasti presso i morti nella camera con la finestra aperta e i rumori che giungono a folate”. Il tono grave della voce del texano pare aver fatto propria la raccomandazione del letterato tedesco.
A sostenere il pathos ci sono i compagni di viaggio Paolo Mongardi (Zeus, Fuzz Orchestra, Jennifer Gentle) alle pelli e il già citato Asso a chitarre e tastiere. Se il banjo riporta alle sponde del Mississipi, la vera magia è raggiunta dalla slide guitar, sognante e malinconica, contraltare soave del timbro baritono del protagonista.

Micah P. Hinson – Credits MIS
Micah P. Hinson – Credits MIS

La scaletta, pur rifuggendo da velleità cronistiche, combina senza prevaricazioni spleen e ritmo e, per puro zelo descrittivo, sfocia nella incalzante Diggin’ a Grave tenuta come pezzo di chiusura. Ma non si balla e non si canta. Seppur – ahimè – non eseguita, vale il consiglio contenuto in Close Your Eyes, uno dei suoi pezzi migliori: “close your eyes And don’t you make a sound, There’s no worries now, There’s no one else around To hear you cry” e quale miglior modo per godersi il suo concerto!

Accese le luci in platea, i volti del pubblico erano accomunati da un’aria soddisfatta e appagata. Il concerto di Micah P. Hinson e soprattutto la sua voce e la sua forza interpretativa hanno avuto la capacità di smuovere seppur non fianchi e ginocchia, sinapsi difficilmente attivabili in altro modo.

Di seguito il video report del concerto realizzato da MIS e pubblicato in anteprima su Sa Scena.