Copertina di Quanto mi costa la felicità, album di Matteo Sau

Matteo Sau – Quanto mi costa la felicità

Enrico Melis CostaAlbum, Ascolti

Nonostante l’apparente semplicità nel descriverla, l’esser felici resta un po’ per tutti un obiettivo tutt’altro che facile da perseguire: c’è chi l’insegue nella condivisione, chi invece nell’egotismo, chi addirittura ha voluto che questa ricerca della felicità fosse un principio costituzionale (e non certo per l’inventiva di Muccino). Ma qual è il prezzo di questa caccia al tesoro? E se, alla fine, si scoprisse pure che quel bottino già c’era, ma non si è saputo apprezzarlo a suo tempo?

Ma prima di caricarsi di ulteriori interrogativi, bastino quelli citati a inquadrare le tematiche del nuovo disco del cantautore cagliaritano , “Quanto mi costa la felicità”, pubblicato il 21 marzo scorso per . Il disco segue dopo quasi dieci anni dall’esordio dell’artista con il precedente “Qualche giorno dopo la luna”, prendendo forma grazie anche alla collaborazione con il produttore-arrangiatore , ed è stato presentato a poco meno di un mese dall’uscita al Fabrik di Cagliari, con la partecipazione dei musicisti Ivana Busu, , Andrea Lai e Antonio Pinna al live set.

In questo nuovo lavoro il timbro di Sau, decisamente cantautorale, si sposa con un portfolio sonoro decisamente più colorato rispetto al debutto: nelle sue dieci tracce, svariate influenze – dal blues al tango, deviando pure verso valzer, neopsichedelia e milonga – si legano attorno al pilastro stilistico principale, un fumoso e semiscuro folk incentrato sui testi. L’impianto narrativo dell’album invece, aperto e chiuso in una ringkomposition, tratteggia atmosfere rurali dove i protagonisti dei brani “arrivano, annunciati da una musica come succedeva con le compagnie d’arte che giravano i paesi”, per raccontare la loro storia e poi dileguarsi, cercando fortuna (o forse, felicità) in qualche altra contrada.

L’album è disponibile su tutti i principali servizi di streaming.