Era da un po’ di tempo che non mi capitava di ascoltare con piacere un intero album hip-hop/trap. Ciò che Marticagna trasmette con il suo nuovo LP, Ho avuto idee migliori, non è qualcosa di perfettamente determinato, un messaggio chiaro e distinto: ciò che arriva è un mero contenuto estetico, privo di un diretto coinvolgimento con la sfera politica o morale.
Il gusto del fruitore dell’hip-hop si basa sulla qualità della basi, sulla capacità dell’autore di giocare con le parole e i suoi significati, infine, sull’abilità di essere irriverenti nei confronti della morale, del costume e del buon gusto collettivi.
L’artista sardo richiede uno step in più, perché il suo lavoro rievoca i classici topoi del genere mediati dall’ondata trap e trill che ha contraddistinto la storia del rap negli ultimi 15 anni. In questo modo, la capacità lirica fa tutt’uno con il gusto per i paradossi e le immagini dotate di tutte le caratteristiche per diventare dei meme.
Non è per niente facile farlo, specie se l’intento non è quello di criticare o irridere dall’esterno la società, ma a partire da un punto di vista determinato. E, soprattutto, se lo si fa non tanto con l’intento di cambiare il mondo, ma con quello, più modesto e sottile, di provocare un sarcasmo estetico. Ridere di se stessi, della propria generazione, della propria cultura e sottocultura musicale, delle proprie miserie quotidiane e, allo stesso tempo, mostrarne il loro intrinseco valore estetico, è un’operazione difficile ma che riesce bene all’artista sardo.
Martino Cagna è nato a Cagliari nel 2000 da una famiglia di spettacolisti, è abituato sin da piccolo a spostarsi frequentemente. Successivamente stabilizzatosi a Olbia e a La Maddalena, nel primo album del 2021, Opera Pubblica, ha utilizzato un linguaggio aderente alla realtà giovanile gallurese. In Ho avuto idee migliori, pur non distaccandosene, si muove all’interno di un retroterra culturale popolare più ampio. Lo si nota in particolare dai sample utilizzati per i brani del disco, che vengono ripresi da grandi successi (hip)pop e indie italiani come 1972 degli Articolo 31, Il musichiere 999 dei Baustelle o Luna di città d’agosto di Jovanotti, che fanno quasi sempre da contrappunto ironico ai testi costruiti in maniera provocatoria e sarcastica.
L’ultima fatica del nostro autore è autoprodotta e, dal 16 agosto, la si può ascoltare sulle principali piattaforme di streaming. Anche se si ha l’impressione che, se avesse potuto girare clandestinamente tramite tracce MP3, avrebbe avuto una potenzialità di diffusione tra i gruppi giovanili maggiore. Un po’ come accadde nel 2002 con un album altrettanto irriverente come Turbe giovanili di Fabri Fibra. Non è il tanto decantato politicamente scorretto a rappresentare la cifra stilistica di Marticagna, come non lo era per il rapper di Senigallia. È semmai quello sguardo disincantato e lucido sul mondo di una provincia spettacolarizzata, che sa parlare in maniera schietta e seppellire tutte le miserie con una risata.