L’armonicista e polistrumentista cagliaritano si racconta ai microfoni di Cagliari Blues Radio Station per la rubrica Talkin’ Blues
Intervista di Simone Murru
Marco Farris armonicista e polistrumentista nato nel 1986 a Cagliari. L’appuntamento con lui è al Red Rocks Cafè, uno dei nuovi bar in città dove la musica è di casa. Marco arriva da Londra, dove ha scelto di vivere. Suonano in sottofondo i brani della Chess Records dove le armoniche hanno tutto il rispetto e lo spazio dovuto all’interno dei brani.
Queste sono sempre state una connessione tra tutte le nostre conversazioni passate e oggi sarà lo stesso. Buona lettura, buon ascolto.
Dopo tutti questi anni ti ritrovi più nel Chicago o nel Delta blues?
Non penso di poter fare una scelta di questo tipo, mi trovo bene sia nell’ascolto che nell’eseguire brani dei due stili. Dipende poi dai musicisti che mi circondano. Negli ultimi anni mi sono avvicinato anche al genere del Piedmont, stile della Carolina, e al Jump, legato fortemente al ballo.
Quali sono i musicisti a cui ti sei ispirato quando hai iniziato a suonare?
Per quanto riguarda l’armonica, la mia prima fonte di ispirazione è stato mio padre che ricordo suonare i valzer e il tango nell’andito di casa con la “Piccolo C Hohner”. Successivamente iniziai a suonare la chitarra come autodidatta e, a 17 anni, il mio professore delle superiori, Franco Fois, mi fornì la chiave per capire come utilizzare l’armonica insieme agli altri strumenti.
Cosa ti ha spinto a migrare verso l’Inghilterra?
La ragione è stata la musica. Ho avuto il desiderio di suonare con cantanti che si esprimessero nella lingua del blues originale, per questo mi sono trasferito qui.
Quali sono i tuoi progetti musicali attuali?
Sto lavorando a un nuovo album di brani originali in collaborazione con John Drain, alcuni dal carattere strettamente blues altri influenzati da diversi generi. Mi sto occupando degli arrangiamenti dell’armonica e del sassofono. Questo sarà il nostro terzo album insieme e uscirà per un’importante etichetta inglese. Il secondo progetto nasce da un idea di Marco Buono, chitarrista di Formia e residente a Londra: dopo aver sentito un mio riff di armonica sul web durante i giorni della quarantena, mi ha proposto di sonorizzare un cartone animato con musica originale. Abbiamo suonato su sei episodi ora in rete con il nome “Blues Cartoons”. L’idea nasce dal desiderio di portare un sorriso durante il periodo di diffusione del Covid.
Il terzo progetto è in collaborazione con Anna Cardia e il chitarrista Femi Precious. Il quarto progetto legato alla Sardegna mi vede suonare con Matteo Zuncheddu su un EP dal nome “Call me Brother“.
Goin’ Down The Road Feelin’ Bad
Femi Precious ft. Anna Cardia & Marco Farris, 2020
Esiste un legame tra la storia del blues, dei suoi protagonisti e la tua storia?
Di sicuro c’è in comune la necessità di muoversi per motivi di lavoro. È una storia comune a molti nello spazio e nel tempo. Ancora oggi sono tanti i musicisti che arrivano in Inghilterra per cercare nuove possibilità, questo permette di conoscersi e suonare insieme, come successe ai bluesmen che arrivarono a Chicago dalle campagne del Mississippi.
Qual è il tuo gruppo o musicista di riferimento?
Suonando spesso in acustico, Sonny Terry & Brownie Mcghee assieme a Blind Boy Fuller, Big Bill Broonzy e Muddy Waters.
Quali sono stati i migliori concerti che hai visto e in cui hai suonato?
I concerti di James Cotton al Narcao Blues nel 2007 e nel 2012 furono davvero emozionanti. Il secondo di questi inoltre ho avuto l’onore di aprirlo assieme a Matteo Zuncheddu. Altrettanto memorabili sono stati i molti concerti visti di Louisiana Red, con il quale ho poi avuto la possibilità di suonare. La quantità di musica che offriva era tanta: faceva due concerti nella stessa data, uno nel camerino per i suoi musicisti e uno sul palco per il pubblico.
Cosa stai ascoltando in questo periodo?
Molto blues delle origini come Leroy Carr e Scrapper Blackwell. La mia ricerca musicale si fonda sui dischi in vinile che per me rimangono più intimi rispetto alla musica su supporto digitale. Ascolto e consiglio le raccolte musicali fatte dal produttore John Hammond, un buon connubio tra blues e jazz, e quelle di “KoKo Mojo”, prodotte da Little Victor che contengono tanti brani rari.
Secondo te il blues riesce a interpretare i nostri tempi?
Il blues è una musica sincera e sarà sempre attuale.
Quali collaborazioni sono state importanti e quali lo sono ancora?
La collaborazione più importante della mia vita è stata quella con Louisiana Red, nato nel 1932 e autore di canzoni che hanno fatto la storia del blues e del rock: “Alabama Train” o “Ride on Red Ride on” interpretata in seguito da Rory Gallagher o “Sweet Blood Call” riproposta da Eric Burdon. Quando aveva 15 anni viveva con Muddy Waters e Little Walter e incideva col nome Rocky Fuller, datogli da Waters. Nel 2009 l’ho contattato via mail e lui mi ha invitato al teatro dove si sarebbe dovuto esibire. Mi ha ricevuto nel suo camerino e li ho suonato per lui: alla fine del pezzo mi ha detto:”I will call you on stage tonight, son“. Avevo solo 23 anni, è stata una grande emozione. Abbiamo passato anche il giorno successivo assieme e ho suonato con lui durante un suo seminario di chitarra slide. Successivamente mi ha invitato a suonare con lui a Palermo, al 100 Club di Londra, al Big Mama di Roma, in Germania e all’Aglientu Summer Blues Festival.
Nel 2012 mi sono trasferito definitivamente in Inghilterra e ho conosciuto altri grandi artisti come John Drain, con il quale ho registrato due album, “Live City Blues” e “Live at the Glad” insieme al batterista Alessandro Cau. La mia prima serata a Londra è stata nello stesso anno con Barry Jackson. Oggi ho il piacere di collaborare con Big Joe Louis, chitarrista e cantante di origini giamaicane che ha suonato con RL Burnside e Memphis Slim. Ho suonato su un EP con Oliver Darling, frontman della band “The Living Legend” e chitarrista di Imelda May. Collaboro con Dan Nash che mi ha fatto conoscere un nuovo circuito legato al ballo. Suono la chitarra nel King David Trio Royal, progetto basato su brani uptempo e suoni riverberati. Porto avanti un progetto con Femi Precious e abbiamo registrato un album che ci ha portati a suonare al dopofestival del Narcao Blues 2019. Con Marco Buono Blues Band, nel 2019, abbiamo registrato “Adventures”, un album di brani originali.
C’è un disco che ti ha ispirato e influenza ancora la tua musica?
I dischi sono tanti, ne nomino solo alcuni: “One Way Out” di Sonny Boy Williamson , “Live & On The Move” di James Cotton, “In London” di Sonny Terry & Brownie McGhee , “Back to the Black Bayon” di Eddie Playboy Taylor & The Blues Hounds, Louisiana Red.
Mi consigli dei film o dei libri?
Tra i film consiglio quelli prodotti da Martin Scorsese nella serie “The Blues: A Musical Journey”.Tra i libri suggerisco “Hoochie Coochie Man”, la vita e i tempi di Muddy Waters di Robert Gordon.
La musica rappresenta il tuo unico lavoro?
Al momento si. Insegno chitarra, armonica e sassofono in una scuola media superiore al mattino. Mentre la sera suono nei club di Londra.
Come immagini il blues del futuro?
Penso che il futuro del blues lo abbiamo già visto. La musica blues, quella vera, sta scomparendo perché gli artisti che l’hanno inventata non ci sono più. Oggi troppo spesso artisti, festival e club utilizzano la parola “blues” per questioni di marketing o per moda, ma in realtà sono ben lontani dal genere e dai suoi significati autentici.
Grazie Marco. Che il blues riesca ancora a farti viaggiare e suonare a lungo.
Vi ringrazio tutti per aver letto l’intervista e, mi raccomando, andate ai concerti appena sarà possibile, in modo che la musica e il blues possano continuare a vivere.