Lovers in the waves non è un brano. Non nel senso che ci si aspetta da una pubblicazione ufficiale. E neppure dalla meno curata delle autoproduzioni. Lovers in the waves sembra un memo buttato giù sul primo dispositivo a portata di mano quando si ha in testa una suggestione di accordi o una melodia che potrebbe diventare una canzone. In questo senso, il nuovo singolo (e in generale l’intera produzione) dell’enigmatica Bianca Brownies – sarda di stanza a Londra – appare un abbozzo morboso e onirico di quasi otto minuti a cavallo tra un dream pop in hangover e una psichedelia paisley da risveglio difficile. Un loop di pensieri illusori, figli di una relazione fuori sincrono riassunta nel messaggio vocale lasciato in segreteria che compare a metà del pezzo.
L’attitudine naïf si spinge talmente lontano da superare quello che potrebbe essere il più azzardato lo-fi, approdando in una dimensione che rasenta l’incoscienza. Non c’è (quasi) nulla di suonato decentemente in Lovers in the waves, e quello che c’è è registrato e assemblato con approssimazione e rigoroso fuori tempo. Ma proprio per questo l’operazione potrebbe essere, invece, totalmente consapevole e volontaria. La nostra Lo-fi Princess reitera quanto detto quasi a voler scarabocchiare di peni, cuoricini e “ti amo” la bibbia della buona musica; a voler ribadire, sul solco dell’esempio di un certo Daniel Johnston, che il cuore emotivo che spesso manca alla maggior parte delle produzioni pop contemporanee può pulsare anche senza una regolare confezione che lo contenga.
Il risultato che ne viene fuori, infatti, è il persistere, nella testa, della ammaliante melodia cantata in maniera ineccepibile dalla bella voce di Bianca, in barba al buon senso, ai personali assunti musicali e al decalogo del musicista rispettabile.
Lovers in the waves è interamente suonato, registrato e prodotto da Bianca Brownies, probabilmente col suo cellulare e un software multitraccia qualsiasi. Oppure, forse – ci piace pensare – con un paio di vecchi registratori a cassette.