Copertina di Spaziotempo di Lili

Lili – Spaziotempo

Gabriele MuredduMusica, Recensioni

L’urgenza di novità e la necessità di uscire dalla propria zona di comfort, di «aprire una porta nuova, di spezzare le radici, di ricercarle, ritrovarle e riscoprirle» sono state fondamentali, come raccontato dalle sul loro profilo Instagram. Si tratta, però, di esigenze che non sono una prerogativa esclusiva dell’artista, per quanto la sensibilità di musicisti, pensatori e creativi sia ritenuta più spontanea e radicale rispetto ad altre categorie umane. Tutti, in quanto umani, sentiamo l’esigenza da sempre di trovare i propri spazio e tempo, spostandoci in zone nuove e ricercando nuovi orizzonti. Questa attitudine raminga si nutre della necessità di ricercare, in modo errante, quello che ci serve per stare bene e per capire meglio quello che ci circonda, il momento che viviamo e per riconquistare una dimensione che sentiamo più affine e che possa essere plasmata per adeguarsi a noi. Una propensione al nomadismo che consiste nell’allargare i propri confini per comprendere, all’interno degli stessi, ciò che ci procura serenità e benessere. 

Il desiderio di cambiamento non può essere ignorato perché il cambiamento è parte essenziale dell’universo ed è una costante dell’entropia. La volontà di trasformazione è uno dei temi centrali di Spaziotempo, titolo dell’esordio discografico delle Lili. Si fa fatica a parlare di esordio tout court, perché, il duo composto dalle polistrumentiste Lisa Masia e Marina Cristofalo, è da oltre un decennio conosciuto prima come MAB e poi Lilies on Mars. Ora le Lilies cambiano (in parte) pelle, ma non rinunciano alla componente artigianale e alchemica di ricerca, sintesi e distillazione di suoni e atmosfere. Ripartono dalle influenze di Battiato, che le aveva volute al suo fianco in passato, optando per un mix di electropop, dream pop e synth anni ‘80, il tutto aggiornato su frequenze attuali e legate ad alcuni nomi importanti della scena elettronica contemporanea (Moderat, Digitalism, Caribou, Grimes, Tying Tiffani e Cosmo per citare alcuni riferimenti più lampanti). Sul disco, interamente cantato in italiano, in rottura col passato, aleggia inoltre lo spettro di St. Vincent di Masseduction e il lavoro dei Broadcast: con questi ultimi il disco ha in comune una forte componente onirica, tra drum machine e keys a cui si aggiunge una componente cantautorale per tematiche e introspezione. I testi sono delle sessioni di autoanalisi psicologica, ricordi di periodi più sereni, consigli motivazionali o semplicemente momenti di svago e riappropriazione di spazi individuali nel marasma degli impegni e preoccupazioni quotidiane. 
Sul piano musicale il disco risulta caratterizzato da una forte impronta pop e melodica, senza rinunciare a passaggi più strutturati e coraggiosi. La scelta di optare per basi orecchiabili e immediate non significa però che il lavoro soffra di momenti di banalità o di soluzioni ciclostilate o poco ispirate. Anzi, la sua freschezza e l’appeal dei ritmi valorizzano la capacità delle Lili di combinare l’immediatezza del pop con l’elettronica retro-futuristica. Registrato tra Sardegna (Parallel Coast Studio), Veneto, Lazio ed Emilia Romagna (Donkey Studio e Spectrum), è il primo disco di artisti sardi pubblicato per la . L’etichetta bolognese, che ha nel proprio catalogo nomi quali Lo Stato Sociale, Ex Otago, La Rappresentante di Lista e Bachi da Pietra, ha scommesso sul duo.  Questo lavoro ne condivide la filosofia di vita e la libertà, tra IT Pop, elettronica ballabile e uno sguardo concentrato su episodi che alla fine riguardano tutti. Spaziotempo è, in sostanza, un lavoro che predilige ritmi catchy e tematiche personali. La svolta pop delle ex Lilies on Mars comporta senza dubbio l’abbandono della vocazione a sperimentare, ma viene comunque premiata da digressioni dalle tinte musicali sintetiche, canzoni godibili e che renderanno alcuni brani dei punti fissi di playlist e ascolti nell’anno in corso.