Life In A Sonic Free Form Research Experience – Massimo Olla

Claudio LoiMusica, Recensioni

fa parte di quella scena industrial/noise/elettronica che dalle nostre parti esprime valori assoluti. Solo negli ultimi mesi abbiamo avuto il piacere di ascoltare i nuovi lavori di Svart1, di Uncodified, di Simon Balestrazzi e il nuovo Olla è la perfetta prosecuzione di questa instabile scena musicale che si esprime a livelli non solo isolani.

Lavori che in qualche modo si intrecciano, si completano, creano un coerente corpus ideologico. Uscito al limitare del lockdown l’ultimo album di Massimo Olla a prima vista potrebbe far pensare a un figlio concepito in clausura, frutto di un grippaggio forzato dei nostri ritmi. In realtà l’autore ha affermato che trattasi di un lavoro dalla lunga gestazione, più di tre anni di meditazioni, limature, tagli, emozioni in evoluzione, ripensamenti. Tre anni sono tanti e questo dimostra che il tempo non è mai una variabile casuale ma ingrediente di base per ogni creazione artistica. Schiavi di un pregiudizio innato verso la musica elettronica siamo ingenuamente convinti che basta schiacciare un tasto del proprio laptop e il gioco è fatto. Non è così per fortuna. Anche la fredda consistenza dei prodotti digitali più radicali, più improvvisati e liberi, nascondono sofferenze, scelte drastiche, sudore e, soprattutto nel caso di Massimo Olla, mani che lavorano, oggetti tangibili, elementi, materiali e un continuo lavorìo meccanico e cerebrale. L’esperienza della libera creazione non è solo anarchia (componente comunque imprescindibile) ma anche disciplina e applicazione: mente e corpo in continua tensione, razionalità, istinto e follia che si squadrano, forze opposte in continua dialettica. Nel caso di Massimo Olla è interessante riflettere sul fatto che tutta la materia sonora scaturisce da strumenti e macchinari auto costruiti, pezzi unici pensati e assemblati come un artigiano di un mondo quasi estinto. Questa diaspora rende il lavoro di Olla ancor più affascinante: la tiepida manualità messa a servizio della glaciale narrazione digitale, artigianato postindustriale che si adagia in un universo alieno con disinvolta nonchalance (e il gran lavoro di missaggio di Gianluca Becuzzi rende le cose naturali e credibili). Tre lunghi anni per otto composizioni non sono poi così tanti: la qualità ha un prezzo, necessita della giusta stagionatura, di controlli costanti e di accurate sfalciature. E anche l’ascolto dovrebbe essere coerente con questi principi. Non è musica da consumare nei ritagli di tempo con svagata indolenza. Diamogli la giusta concentrazione e il tempo che necessita. Solo così si potrà capire il senso del tempo, della materia, l’intima filosofia di un artista che riflette su ogni minima sfumatura. Applicazione che lo stesso Olla suggerisce tramite le press notes della label Luce Sia che ha pubblicato il Cd in 190 copie: “Otto composizioni in piena libertà espressiva, legate una all’altra da mie esperienze si di vita che di percorso artistico. Senza titolo, senza nessun riferimento, l’intenzione è quella di far viaggiare la vostra mente e farle vostre con le vostre esperienze, i vostri incubi, le vostre perversioni e i vostri segreti”. Come dire che servirà tutta la nostra intelligenza per superare la tetra foschia di questi giorni.

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