Recensione di Andrea Milia
Mattia Lasio, in arte Matthew Lloyd, classe ’95, propone il suo primo disco ufficiale come un prodotto completo in tutto e per tutto, frutto dell’elaborazione avvenuta nei precedenti progetti: l’acerbo mixtape “Trama del Drama”, il colossale mixtape “La negligenza della mente” e l’EP “Confessioni di un incurabile depresso”.
In collaborazione con Big Boo (FC Click) alle produzioni e al mix e mastering, il giovane MC sforna un prodotto dal gusto retrò, curato nella confezione e per niente amatoriale.
Satira & Introspezione
Queste le due parole che meglio riassumono il progetto del rapper.
L’album è diviso in due parti, frammentate da uno skit in cui lo stesso Matthew Lloyd ne spiega la composizione.
Il primo “lato” è quello dell’ironia, la satira, lo scherzo; tutte tematiche precedentemente affrontate dall’MC che caratterizzano la sua stessa personalità, probabilmente sia come individuo che come musicista.
Il secondo “lato” rappresenta ciò che è la facciata più emozionale, introspettiva, esistenzialista e riflessiva dell’MC.
Il disco
Flow lineare, mai banale, mai pesante, sempre “on point”.
Nessun incastro tecnico degno di nota, ma tante punchlinez (soprattutto nel lato ironico) che rendono il lavoro piacevole e scorrevole all’ascolto.
Beat classici, di gran spessore e ben curati che l’MC riesce a sfruttare al meglio riempiendoli di rime. Il disco sembra composto a 4 mani visto come la materia dei beat sia affine alla materia della rime.
Tuttavia, dopo una chiacchierata virtuale con Big Boo, ho appreso che l’MC ha “restaurato” dei vecchi beat di qualche anno fa del produttore che, probabilmente, erano caduti nel dimenticatoio.
Una vicenda che ricorda a tratti ciò che è avvenuto fra Neffa e Fabri Fibra per Turbe Giovanili. C’è da dire effettivamente che entrambi sono stati un’ispirazione per Lloyd , in primis il secondo visto l’approccio a certe tematiche.
Il disco si apre con un intro molto ironico, a cui sussegue la traccia Volevo dirti, pezzo che utilizza come argomento l’astio che si pone tra Lloyd e le persone che non gli vanno a genio. Argomento strautilizzato nel rap, che viene però reso piacevole e non banale dalla comicità dell’MC.
Infatti, a dirla tutta, il disco non è concepito come un progetto carico di originalità, i temi son tutti già sentiti ma trattati in modo easy e curioso.
Carolina descrive un’ipotetica ragazza a cui capitano disgrazie di tutti i tipi e che inoltre continua ad estraniarsi ed emarginarsi dalla società come se non bastasse.
Uno storytelling, che secondo Lloyd, potrebbe riguardare chiunque. Matthew Lloyd for president è una traccia auto-celebrativa, ricca di punchlinez , sicuramente una hit.
La quarta canzone è La notte non dormi,pezzo introspettivo, con una grande carica poetica, probabilmente insieme Vanno via e La vita reale la migliore canzone dell’album (infatti, mi chiedo come mai non sia finita nel cosiddetto “lato introspettivo”).
Le ultime due canzoni citate fanno parte del lato 2, che a mio parere rappresenta la parte migliore del disco.
L’esistenzialismo del MC è contraddistinto da una grande poetica e un grande tatto nel trattare la quotidianità attraverso il flusso di coscienza.
Tracce più flebili come Dura poco, Non ti conviene, Grazie a Dio non sono te pur essendo, a mio parere, dei riempitivi si lasciano comunque ascoltare e arricchiscono il disco.
L’album si chiude con Se ci pensi, un invito a pensare a tutti gli errori che commettiamo quotidianamente.
Nota Bene
NB: Il disco si chiama Le Peripezie di Matthew Lloyd – Capitolo 1: La Ricerca. Questa “ricerca” è proprio quella che Lloyd ci invita a realizzare nel quotidiano e che lui stesso ha fatto prima di arrivare al sound e allo stile di quest’album.
Non è il caso di sentirsi arrivati, ma siamo sicuramente a buon punto.