Le luci della Centrale Elettrica live @ Abbabula, 2009 – Produzioni seriali di cieli stellati
Per stendere le nostre magliette sbiadite
Sui cavi della luce
Sulle linee periferiche dei tuoi tram troppo mattinieri
E sulle loro vene che si vedono bene
La prima volta che ho ascoltato Canzoni da spiaggia deturpata ero a letto, avevo una febbre da cavallo e quando è partita Lacrimogeni mi è arrivato un treno merci sui denti. Per tutta la durata del disco ho farfugliato cose tipo “Ma seriamente esiste una persona che scrive “Non capisci gli incubi dei pesci rossi” e io non lo sapevo?”.
Vasco Brondi, oltre ad aver messo a soqquadro il mondo della musica (cosiddetta) indie degli anni Zero, è stato oggetto di alcune fra le discussioni più memorabili fra i miei amici e conoscenti, musicisti e non. Qualcuno lo idolatrava, qualcuno pensava che ci stesse tirando tutti scemi con le sue metafore incomprensibili e con quella voce sempre appesa all’estremo della sua estensione vocale, altri erano stati presi in pieno da La gigantesca scritta Coop in un momento di dissesto emotivo che probabilmente durava da tutta la vita e non ci capivano nulla. Io stavo fra gli ultimi. Appartengo alla schiera di quelli che si sono scorticati la retina e i timpani con la versione di Piromani al Premio Tenco (special guest: Giorgio Canali).
Nel 2009 Vasco Brondi venne a Sassari per il Festival Abbabula. Quell’anno il cartellone ospitava anche pezzi da novanta della popular music italiana come Ivano Fossati e Mauro Pagani. Brondi era in duo con Enrico Gabrielli, che avrebbe collaborato agli arrangiamenti del suo secondo disco Per ora noi la chiameremo felicità. Uno che ha suonato con Mariposa, Afterhours, Marta sui Tubi e gente così. Alla fine dello spettacolo fecero un bis: Produzioni seriali di cieli stellati, completamente unplugged, giù dal palco a un metro dal pubblico. Gente assiepata sul selciato e sulle sedie, un cane, i cadaveri degli astronauti, le lune storte. “Quando strattonavamo il mare dove andavamo a farci male”.
Ricordo una notte in macchina con mio fratello e un amico. Eravamo sul lungomare di Alghero (forse), abbiamo messo a tutto volume Piromani e urlato come dei deficienti “E andiamo a vedere le luci della centrale elettrica!”. Forse se qualcuno ci avesse sentito avrebbe chiamato la Neuro (e come dargli torto?), ma noi ci credevamo davvero, o perlomeno in quel momento della nostra vita pensavamo che per noi non ci fosse niente di più credibile di quei versi ripetuti ossessivamente: “Addio, fottiti ma aspettami”.
POST SCRIPTUM: qualcuno aveva creato una stupenda pagina Facebook per sfottere Brondi, c’era sempre la stessa foto con la sua faccia e delle frasi surreali tipo “Il bello della vita è che poi finisce”, o “Campari o Aperol nello Spritz? Meglio lacrime di fagiani televisivi”.