La Città di Notte

Claudio LoiMusica, Recensioni

La notte è una suggestione, un’idea, un complicato intreccio di ricordi, sensazioni, paure, visioni e immagini che nel tempo si bloccano nella nostra mente.

Talvolta sono solo emozioni personali, altre volte diventano sentimento comune e si fissano per sempre nell’immaginario collettivo. Possono essere le malinconie urbane dipinte da Edward Hopper ma anche le struggenti periferie metropolitane di Mario Sironi. È il viso marmoreo e assonnato di Donald Fagen sulla copertina di The Nightfly e quella musica così perfetta, suadente e appassionata. La notte è una strada deserta nel centro di Roma e una Ford Thunderbird rosa targata TO 288788 che si schianta su un camioncino carico di porfido. È il 3 febbraio del 1960, in quella macchina da sogno finisce il suo viaggio Fred Buscaglione e l’Italia si sveglia orfana di un grande artista. Il grande Fred, l’artista che in Sardegna ha passato gli anni della guerra e svezzato un manipolo di musicisti che, per la prima volta, presero contatto con musiche mai sentite prima: jazz, swing, suoni sincopati e una visione del mondo così nuova e affascinante. Se in Sardegna oggi possiamo contare su una scena musicale così ampia, vivace e aperta un po’ lo dobbiamo anche a Fred e a chi lo seguì in quei lontani anni.

La città di notte, questo bel progetto musicale che alla fine del 2020 ha pubblicato il suo primo disco omonimo, è la logica conseguenza di vicende umane e artistiche che arrivano da lontano. Sono le storie di Diego Pani, Andrea Schirru, Edoardo Meledina e Frank Stara che si incrociano e danno vita a una nuova storia che le comprende tutte, ma diventa qualcosa di nuovo: blues, jazz, rock, black music, r&b, la grande tradizione della canzone italiana e quel richiamo a Fred che rappresenta molto più che un tributo, la prosecuzione di una storia che negli anni si consolida e diventa mito. 

è musica fatta di incroci, di strade che si incontrano, di esseri umani che sentono ancora il bisogno di comunicare. Sono gli incroci percorsi dall’autocarro Lancia Esatau (primo modello, quello col muso allungato e aggressivo) in quella tragica notte del ’60, ma anche quelli attraversati dal camion FIAT 619N1P che appare nella copertina di un disco dei King Howl di Diego Pani e dall’IVECO 190-26 richiamato in una traccia del disco de La città di notte. Storie di uomini e camion, strade percorse al buio, in condizioni estreme, un road movie struggente e crepuscolare, scuro, pesante eppure pieno di vita. E poi ci sono gli incroci della musica e quel modo di essere italiani e cittadini del mondo allo stesso tempo. La lingua e la melodia italiana che si rapporta con ritmi e suoni dell’altro mondo e diventa qualcosa di nuovo che qualcuno ha definito canzone jazzata, sincopato tricolore, italian style of modern jazz. Ma oltre a queste suggestive etichette rimane un universo musicale ricco e variegato che parte dalle prime esperienze swing proposte tra le due guerre e continua con Buscaglione, Carosone, Arigliano, Conte, Caputo e mille altri artisti e arriva ai nostri tempi grazie a La città di notte che tiene alto il nome della musica italiana di qualità.

La città di notte è un disco coraggioso perché va oltre le mode del momento, rischia e si inoltra in territori complicati e lo fa con onesta partecipazione, senza manipolazioni digitali, zero silicone e ritocchi estetici, un suono “ruvido, tangibile, bagnato” per usare le parole di Gianmarco Diana che ha curato le liner notes dell’album e che, in qualche modo, fa da garante all’operazione. La band da il meglio nella dimensione live, nel contatto diretto con la gente, nelle ore in cui i camion iniziano a scaldare i motori per lunghi viaggi sotto le stelle (del jazz). Proprio per questo le registrazioni sono avvenute in presa diretta, sul palco di un piccolo teatro di provincia e mi piace immaginarli stanchi, sudati, provati dall’emozione e una bottiglia di bourbon ad aspettare. Come nelle immagini di Città di notte, un film italiano del 1958 diretto da Leopoldo Trieste, la fotografia di Mario Bava, le musiche di Nino Rota e un bianco e nero che uccide e rapisce.

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