Ascoltare l’ultima fatica discografica di Kreky sa essere una esperienza che propone collegamenti fra luoghi molto lontani eppure inaspettatamente imparentati. Time Runs Out (Romolo Records) fa parte di quei dischi da ascoltare in macchina a un’andatura calma e regolare, e se un cantautore sardo può suonare così “americano”, improvvisamente anche i paesaggi aspri e rocciosi del Meilogu non paiono poi così diversi dai dintorni della statale che porta a Moab, nello Utah.
Kreky pennella le sue creazioni con sonorità americane care a Ryan Adams, Angus Stone (che però è australiano), Bruce Springsteen e Counting Crows, e lo fa partendo da una piccola isola nel mediterraneo, distante anni luce sotto qualsiasi aspetto da quegli Stati Uniti che rappresentano una evidente fonte di ispirazione. In questo ideale viaggio intercontinentale la chitarra e la voce di Kreky vengono scortate da Valerio Fisik (produzione, basso) e Luca Martino (batteria), nonché da sporadiche incursioni di alcuni dei componenti degli Asteroids, band che accompagna il cantautore nelle esibizioni dal vivo, più i preziosi interventi di Valentino Cervini e Jimmy Bax.
Le 10 tracce dell’album tengono compagnia per poco meno di 40 minuti di rock guitar oriented e ben registrato: fra accordi e overdrive non troveremo probabilmente nulla di innovativo, ma tutto ha una forma solida, diretta e sincera. Le canzoni vanno via una dopo l’altra come le ciliegie in maggio: saranno la sensazione di comfort o i suoni familiari, ma ogni canzone invita ad ascoltare la successiva senza esitazioni o pause.
L’ascolto ha inizio con la title track, paradigmatica di tutta l’opera: cambio deciso di mood fra strofa e ritornello e liriche che si interrogano sul tempo che passa attraverso i momenti e le scelte della nostra esistenza; d’altro canto il concetto di Father Time è caro all’uomo fin dai tempi dell’antica Grecia. I brani seguenti mostrano come Time Runs Out sia un disco costruito in maniera sapiente, quasi fosse una costruzione Lego, dove i momenti più tirati vengono gestiti in perfetta alternanza con brani più rilassati. Fra questi ultimi la ballad Friday brilla di luce propria e non manca inoltre uno strumentale ispirato come Pua#2. C’è anche spazio per i synth del singolo I’m Not Here e per un gioiellino acustico intitolato Nail Me, che rimanda ad atmosfere vicine a quelle evocate da una vecchia conoscenza come Beeside.
Time Runs Out fa parte di quella cerchia di posti dove fa piacere tornare di tanto in tanto, e che magari consigli agli amici che parlano il tuo stesso linguaggio o con cui si condivide una certa visione della vita. Kreky costruisce suono e composizione in maniera riconoscibile e schietta, una particolarità che consente alla sua musica di arrivare alle persone con l’efficacia di un intervento difensivo di Vierchowod. Magari ascoltatelo in una strada adeguata, con il panorama giusto e senza superare i novanta chilometri orari.