10 anni fa esatti, nel 2011, usciva il disco omonimo dei Julia Ensemble un EP con 5 brani risultanza di un progetto musicale che ruotava intorno a Raffaele Pilia, Antonio Pinna e Valerio Baraccani.
Questo progetto in realtà fu una felice condivisione di idee e di possibilità, un luogo comune nel quale ogni musicista coinvolto portava la sua esperienza e la propria visione della musica. Difficile stabilire gerarchie e ruoli ben definiti così come fu per me difficile capire subito da che parte andava questo lavoro tante erano le influenze, gli stili e i punti di vista. Mezzora di musica composta, registrata e assemblata nell’arco di due anni tra Serri, Cagliari, Solanas, Siliqua e New York e poi un laborioso rodaggio live prima dell’uscita fisica grazie alla label Altrove, immagino creata proprio in funzione di questa release. Uno sguardo più attento ai musicisti dell’ensemble ci fa capire quanto sia stratificato e complesso il suono del Julia Ensemble.
Raffaele Pilia è chitarrista ma anche compositore e abile manipolatore elettronico, uno che può stare sia sul palco sia dietro a un mixer a dirigere i suoni e le luci e che non ha mai nascosto la sua passione per le sperimentazioni tedesche degli anni 70 (leggasi krautrock) a cui ha dato sfogo nella sua militanza negli Uncle Faust. In questa band ci suonava anche Antonio Pinna a cui spetta – in questo frangente – il ruolo di fornire la base ritmica ma anche un imprevedibile surplus di suoni e colori. Valerio Baraccani suona il piano e la fisarmonica con piglio leggero e delicato e completa in modo ideale il triangolo amoroso. Ma nel disco troviamo anche Matteo Marongiu al contrabbasso, Gianluca Pischedda al violoncello, Michele Sarti al corno, Riccardo Pittau alla tromba, Laura Marongiu al clarinetto, Roberto Migoni alla marimba e, nel brano Raduni, appaiono le magiche voci di Elisa Brescia, Domitilla Devoto, Federica Espa, Veronica Pusceddu, Esmeralda Ulzega.
Un lavoro sospeso tra classicità e sperimentazione che in certi momenti richiama la Penguin Cafe Orchestra del compianto Simon Jeffes e in altri frangenti si spinge verso certe intuizioni post rock tanto care ai Tortoise. Ma sono solo fragili assonanze che nulla tolgono a un lavoro strutturato, pensato nei minimi particolari e decisamente fuori fuoco rispetto a quello che siamo soliti ascoltare da queste parti. Peccato non ci sia stato un seguito ma non è detto che ciò non avvenga.
Il video che vi propongo è stato registrato al Teatro Club di Cagliari il 15 novembre 2010 e ci fa capire quanto questo progetto sia un delicato equilibrio di composizione e improvvisazione, di accademia e sperimentazione extracolta, caratteristiche che ritroviamo anche in un altro video registrato nella stessa session e che ritroveremo in modo più compiuto nel disco che uscirà poco tempo dopo.