L’intervista di Sa Scena Sarda alla blueswoman oristanese
Sunsweet Blues Revenge, tu sei la frontman anche se tutti i componenti hanno un peso specifico importante. Raccontaci di te, di come hai deciso, in maniera così determinata, una strada non canonica come quella della musica, ed in particolare, senza badare a tutte le cose per ragazzini senza arte né parte, una cosa seria, vera e concreta come la chitarra blues, e, perdipiu, a questi livelli.
Il mio percorso con la musica inizia quando ero molto piccola. Sono stata fortunata, in famiglia più o meno tutti avevano che fare con la musica. O suonavano o avevano dei programmi radio. Mio papà suonava la chitarra e grazie a lui ho imparato i primi accordi sullo strumento. Ho sempre avuto questo grande interesse per per la musica e per la chitarra.
Come generi ascoltavo tanto rythm’n’blues, soul ma non solo. Ascoltavo anche tanto rock. Comunque sia tantissima musica e tanti vinili.
Poi, nel 2006 conobbi un artista toscano, cantautore e chitarrista che mi avvicinò al Blues. Mi trasmise questa passione. Si chiama Marco Panattoni e divenne anche uno dei miei più grandi amici e punto di riferimento. Da lì sono nate le collaborazioni e il progetto con Alessandro poi con Luca. Insomma fino ad oggi.
Quali sono stati i tuoi primi ascolti, quelli che ti hanno dato il La, l’idea, di diventare musicista. Uno su tutti poi una carrellata di influenze, passioni. Insomma raccontaci il “tuo” mondo musicale.
Quando ero piccolina ascoltavo tanto soul e blues. Artisti come Ray Charles, Percy Sledge, Aretha Franklin, Otis Redding ma non solo. Tanto rock come i Pink Floyd, i Dire Straits e anche swing come Frank Sinatra. Il Gospel. Poca musica italiana, ma tanto Battisti.
Come sono cresciuta i miei ascolti sono andati più su Jackson Browne, James Taylor, i Genesis o più recenti come John Mayer. Poi Anders Osborne, un chitarrista che io apprezzo tanto e che sicuramente è una delle influenze maggiori che ho in questo momento. Ovviamente dal 2006 ascolto anche tanto blues, quindi Muddy Waters e il blues più vecchio, come quello di Robert Johnson.
Però, per dirti, ho ascoltato anche trash e death metal. Ho cercato sempre di ascoltare tutta la musica perché penso comunque che ci sia qualcosa da imparare. Ovviamente la musica in cui mi rivedo di più e, alla quale poi sono tornata, è sempre, e comunque, il soul e il blues.
Ricordo le Susine dell’Orto di Nonno. Raccontami un po’ del percorso della vostra band.
Le Susine Dell’Orto di Nonno nascono nel 2008 da un’idea di Alessandro Cau come trio. Alla fine del 2009, giunto Luca alla seconda chitarra, è stato il primo progetto che abbiamo condiviso tutti insieme che ci ha sicuramente avvicinato alla musica blues. Ci piaceva suonare: eravamo legati da questa cosa e alla fine, senza prenderci troppo sul serio abbiamo anche raggiunto dei traguardi che non ci aspettavamo. Una piccola tournée in Toscana, un EP. Insomma, eravamo davvero affiatati e suonavamo tanto. Poi ci siamo sciolti, anzi si sono sciolte al sole le Susine. Era il 2010.
Sciolte le Susine, la rivincita è arrivata, con i Sunsweet Blues Revenge. Un bel percorso, tour, gratificazioni, talk about.
Sì assolutamente si, con le Sunsweet abbiamo raggiunto tanti traguardi molto importanti e abbiamo fatto diversi festival. Partiamo dal 2011. Tutto iniziò quando abbiamo fatto il Mama Blues a Nureci nel 2011. Abbiamo aperto il concerto a Sherman Robertson, nel 2012 abbiamo pubblicato il nostro primo disco. Dal 2013 abbiamo fatto diverse date in Italia che ci hanno portato a vincere diversi premi tra cui Bloom in Blues di Mezzago. Abbiamo partecipato all’Ameno Blues Festival, dopodiché abbiamo partecipato e vinto il Samedan Blues Festival in Svizzera. L’ultima avventura è stata per il Pistoia Blues: siamo stati vincitori dell’Obiettivo Blues In e abbiamo suonato sopra il prestigioso palco di Pistoia. Nel percorso che è stato fatto con le Sunsweet abbiamo conosciuto Fabio Treves con cui abbiamo avuto modo di legare tanto. Sicuramente ad oggi rimane per me una una figura molto importante e anche un caro amico.
Dalle Sunsweet son nati poi due artisti che stanno dando tanto alla Sardegna in musica, una sei tu, anche con il tuo progetto solistico, l’altro è Sbiru, Alessandro Cau. Che ci dici?
Sono molto contenta di quello che sta facendo Alessandro. Lui sta veramente esprimendo se stesso, e lo fa sia quando suona con altri artisti sia quando suona col suo progetto solista. Lui è così e secondo me è una delle cose più belle. Mette tutto se stesso in tutte le cose che fa. Se devo essere sincera ancora più nella musica. Sai che lui quando suona riesce a dare veramente quella marcia in più.
E tu? Garden of Lotus, gli States, un continuo vagare tra le diverse situazioni in Sardegna, l’Inghilterra.
Io continuo con i miei progetti. Con il progetto solista sto cercando di investire su me stessa, su ciò che sono, e questo sta dando i suoi frutti. A partire dal 2015 che mi ha portato all’endorsement con la Magnatone fino al 2016 dove ho suonato per il Namm Show a Los Angeles. Quest’anno è stato ancora più importante perché ho conosciuto degli artisti incredibili. Ci sono, poi, delle nuove collaborazioni che porteranno presto delle novità. La cosa bella è che sto suonando molto fuori dalla Sardegna. In Inghilterra con Marco Farris tornerò per altre date a maggio. Diciamo che ho sempre la valigia pronta.
Raccontami un po’ il tuo viaggio in America, come sei arrivata a suonare al Namm, un privilegio, anche perché avrai avuto occasione di suonare con diversi artisti di livello.
Ho suonato al Namm perché nel 2016 ho partecipato a delle selezioni e sono stata scelta. Ormai in America vado da sei anni ed è sempre stato incredibile. Ogni anno mi ha segnata e mi ha veramente dato tanto. Ho avuto modo di suonare in situazioni molto belle e quest’anno in particolare ho avuto modo di suonare a Los Angeles come guest per il concerto di Eric Mc Fadden, un chitarrista fortissimo. È stato poi l’anno in cui ho conosciuto Jackson Browne. Questo è e sarà uno dei momenti più importanti nella mia vita. Stare di fronte ad una persona che ha fatto così tanto per la musica e non solo, un’artista del quale hai i vinili a casa da quando sei bambina è stato sicuramente incredibile.
L’ America è stata importante perché mi ha fatto conoscere delle persone a cui tengo tanto che oggi sono mie amiche.Una in particolare è sicuramente Bill Asher che oltretutto il produttore delle Asher Guitars, le chitarre che appunto usa Jackson Browne. Una persona meravigliosa, lui, la famiglia. Oltretutto produce queste chitarre di cui mi sono innamorata. Insomma l’America per me è un posto molto importante.
Luca, il vostro bassista è quello di cui non abbiamo proprio parlato. Come da tradizione nelle band. Ma alla fine è il tuo compagno di viaggio più fidato.
Si, Luca è il mio braccio destro. Suono con lui da ormai 10 anni. Ho condiviso in primis il progetto con il trio e poi adesso il progetto solista. Oltretutto lui, oltre ad essere un bravissimo musicista, è anche un ottimo arrangiatore. Infatti, Garden of Lotus è stato arrangiato da lui. Mi sta aiutando anche sul prossimo disco. Oltre che essere un bravissimo arranguatore è anche autore dei testi. Molti dei testi che sono contenuti in Garden of Lotus e alcuni brani pubblicati dalle Sunsweet sono suoi.
Quindi i tuoi prossimi impegni live?
Per questo marzo suono il 23 con il trio Sunsweet Blues Revenge per Rosso&Blues a Cagliari alla Compagnia Cantante, apre poi un chitarrista non da poco, Matteo Zuncheddu. Il 24 siamo invece al Beat 61 per concerto che si chiama Blues Night. Ad Aprile invece suonerò in duo con Marco Farris e faremmo diverse tappe, da Ossi fino a Muravera, al Civico 128 per la Sagra degli Agrumi, poi nuovamente a Cagliari al Fabrik e poi Sassari.
Pubblicherò tutti gli eventi sulla mia pagina personale.