È tutta scena! – Francesca Ghirra

Luca GarauÈ tutta scena!, Interviste

Francesca Ghirra è stata Assessora alla Pianificazione strategica e Urbanistica del Comune di Cagliari, candidata sindaca e ora parlamentare. Ruoli che le hanno permesso, o forse imposto, di misurarsi con le criticità che il settore musicale da sempre rileva e di scontrarsi con l’atavica incomunicabilità tra istituzioni e scene.
Si è parlato di spazi, di volumi, di eventi e delle loro dimensioni. Dalla chiacchierata è emersa una sincera e personale attenzione allo stato di salute del mondo musicale e della cultura in generale e una spontanea tensione alla gestione delle problematiche riscontrate attraverso interventi mirati sugli spazi e la loro fruibilità. 

Ciao Francesca, dal nostro sito “Sa Scena è una realtà editoriale indipendente con il proposito di esplorare e valorizzare le proposte musicali alternative che si distinguono per coraggio, audacia, originalità e qualità artistica”. Come prima domanda vorrei chiederti quali sono i tuoi ascolti e se conosci e apprezzi artisti appartenenti alla scena sarda.

Non conoscevo “Sa Scena” e mi ha fatto molto piacere sapere che esiste una realtà come la vostra. Io ascolto un po’ di tutto, dai cantautori italiani alla musica sinfonica, dal reggae alla bossa nova, dalla musica leggera all’elettronica. Sono davvero contenta di poter constatare che ultimamente in Sardegna nascono e crescono molti gruppi interessanti, probabilmente anche grazie al fatto che ora si può registrare un buon prodotto spendendo relativamente poco, e che ci siano tanti modi per poter distribuire la propria musica e farla arrivare a un pubblico a cui possa piacere. 

La musica è un pezzo importantissimo dell’offerta culturale, sia dal lato creativo che dal lato ricreativo. Dal lato creativo ben vengano le scuole civiche, le bande, i programmi scolastici di musica e strumento. Si sente invece la carenza di spazi dove i musicisti e gli aspiranti tali possano sentirsi liberi di esprimersi senza il recinto accademico e penso soprattutto alle sale prove. Come mai, secondo te, esistono contributi, mutui per edilizia sportiva, ma non ne esistono per edilizia musicale (sale prove, sale studio insonorizzate, attrezzatura musicale)?

Come forse saprete, nella prima Consiliatura Zedda sono stata Presidente della Commissione Cultura e, insieme all’assessora Puggioni, avevamo lavorato parecchio sulla valorizzazione della cultura e della formazione musicale: attraverso la promozione di iniziative musicali, come la Festa della Musica – negli anni precedenti spostata ad Assemini – o il cartellone “Cagliari suona”; potenziando i percorsi musicali all’interno delle scuole cagliaritane; rilanciando le attività della Scuola Civica di Musica o, ancora, collaborando con il Teatro Lirico per la promozione di concerti e attività nei parchi e nelle piazze della città.

Il tema degli spazi è sempre stato un problema per Cagliari: l’assenza di sale prove, ma negli ultimi anni anche di teatri e luoghi in cui esibirsi, è un tema cruciale che occorre affrontare e risolvere una volta per tutte. Non so bene perché la realizzazione di nuovi spazi non siano andati a buon fine: eppure ne avevamo programmati diversi, anche insieme ad altri enti. Penso ad esempio al padiglione Nervi, che con l’Autorità Portuale avevamo immaginato di trasformare in un pala concerti, con annesse sale prove e spazi di registrazione. O ancora all’arena grandi eventi di Sant’Elia, immaginata con una tensostruttura di copertura all’interno della quale realizzare sale per piccoli concerti, sale prova e registrazione.

La burocrazia non aiuta, ma probabilmente anche il fatto che le band e i musicisti si muovano in maniera individuale, senza riuscire a fare massa critica, li penalizza anche rispetto allo stanziamento di fondi ad hoc.

Potrei però suggerire, a chi volesse investire sul settore, di proporre, ai comuni o ad altri enti, forme di partenariato pubblico privato per realizzare spazi per la musica, che nella nuova forma prevista dalla normativa è forse più accessibile del project financing.

A proposito di spazi, ci si lamenta che nelle città, Cagliari tra tutte, manchino teatri, arene, luoghi che si prestino a grandi eventi musicali. Ed è vero. Ma i piccoli eventi? Esiste un mondo, che è quello di cui ci occupiamo, che non è fatto di grandi numeri, ma di grande qualità, che è quello della musica alternativa, indipendente, in tutto il ventaglio dei generi. Questo mondo vive di club, di piccoli locali, di spazi sociali nei quali i concerti non rappresentano solo uno spettacolo, una manifestazione artistica, ma un momento di condivisione. In quale modo le istituzioni possono prendersi carico di queste esigenze?

Le istituzioni possono fare tanto e Cagliari ne avrebbe davvero bisogno. Negli anni ‘90 erano tantissimi i locali che proponevano concerti e musica dal vivo, dando anche alle band locali la possibilità di suonare e farsi conoscere. Ora questa opportunità è limitata a pochi posti, che offrono una programmazione di ottima qualità, ma insufficiente a dare risposte a tutto il potenziale pubblico da un lato e ai musicisti dall’altro.

Come dicevo, durante le prime due giunte Zedda avevamo tentato di portare avanti dei progetti per dare una risposta a questa mancanza: oltre all’arena grandi eventi di Sant’Elia e al padiglione Nervi, avevamo immaginato altre soluzioni anche a Su Siccu, Monte Urpinu o nella zona di Molentargius, ma purtroppo non eravamo riusciti a concretizzare nessuno dei progetti ipotizzati. Confido che la nuova giunta possa riuscire a dare risposte adeguate, perché la città ne avrebbe davvero bisogno, soprattutto dopo questi anni in cui le sono stati sottratti anche alcuni spazi storici come il piccolo auditorium o il teatro della Vetreria.

Oltre alla logistica gli eventi musicali devono vedersela anche con la gestione del rumore, dei comitati ecc. e accade così che le amministrazioni prediligano eventi di altro tipo (letterari, cinematografici ecc) che possono svolgersi a volumi contenuti. Con l’esperienza maturata puoi darci una tua panoramica a volo d’uccello su questa questione? 

I concerti strutturati, realizzati in spazi o locali adeguati e programmati in orari concordati, generalmente non determinano malumori o proteste. Certamente occorre pianificare e programmare bene: i piani di classificazione acustica sono un buono strumento per individuare le aree delle città più adeguate per la realizzazione di luoghi di spettacolo. Occorre calibrare l’offerta in funzione delle caratteristiche degli spazi in cui i concerti vengono realizzati e cercare di offrire una programmazione che soddisfi il pubblico e non crei problemi ai residenti.

E ben vengano i piani di classificazione acustica che tengano conto di quanto dici. Però a noi pare che il vero motivo sia fondato sulle sacche di consenso: un comitato cittadino antirumore ha un peso elettorale diverso rispetto a quello di non meglio identificati fruitori di live e club, ancor peggio se indipendenti. Chi amministra è quasi spontaneamente più disposto ad assecondare le richieste e le istanze di potenziali elettori. Ora senza voler far finta di vivere sulla luna, non è possibile pensare un nuovo modo di fare politica nelle amministrazioni, che superando l’orizzonte del prossimo appuntamento elettorale, si sforzi quantomeno di contemperare le esigenze in campo?

Il tema del rumore è un problema serio che deve essere affrontato cercando di contemperare le esigenze di tutti: quelle dei residenti, che rivendicano il diritto di poter vivere serenamente e in salute, quello degli esercenti e quello di cittadini, turisti e fruitori delle città. Occorrerebbe agire su diversi fronti, realizzando spazi adeguati per concerti e locali in aree in cui il disturbo possa essere limitato e individuando regole adeguate per il centro storico e i locali che si trovano in zone residenziali. Probabilmente con una programmazione adeguata, una corretta insonorizzazione di bar e locali  e un patto tra i portatori di interesse si eviterebbero tante tensioni e malumori.

Tu fai parte della Commissione Trasporti. Una delle tante limitazioni che deve affrontare ogni artista sardo (ma in generale ogni cittadino) è quella delle trasferte. Un tour oltre Tirreno ha tra le voci di spesa più importanti quella per il trasporto. Senza avvitarci in temi quali continuità territoriale che sappiamo essere di competenza regionale o peggio ancora col divieto di aiuti di stato e simili, come vedi l’idea di pianificare e mettere in campo un sostegno anche logistico agli artisti isolani che intendono spostarsi? Anche ipotizzando un contributo per le trasferte come quello riconosciuto alle società sportive per i campionati nazionali.

Il problema dei trasporti e della dis-continuità territoriale purtroppo penalizza tutti i settori e chiunque abbia necessità di spostarsi dall’isola. Per favorire la mobilità degli artisti occorrerebbe prevedere misure adeguate nei criteri della continuità, ma soprattutto prevedere contributi analoghi a quelli erogati alle società sportive.

Per chiudere in maniera distesa, hai qualche aneddoto su una tua esperienza live o qualche concerto, live set, che ti porti ancora nel cuore?

Sono cresciuta a Cagliari in un periodo storico in cui ho avuto la fortuna di poter ascoltare grandi musicisti e cantanti. Ricordo meravigliose messe in scena dell’Aida o della Carmen all’Anfiteatro Romano, così come tanti straordinari concerti jazz o di cantautori italiani e stranieri. Poi si fece l’errore di apporre in maniera permanente la legnaia, danneggiando il monumento e la sua acustica per consentire l’accesso a una mole di persone eccessiva per la delicatezza di quel luogo. Spero che finalmente in questa Consiliatura si riesca a sanare quella ferita e riutilizzare l’Anfiteatro per spettacoli compatibili con la fragilità e la bellezza di quel luogo.