In pancia al pesce
Trigale, 2018
Mi ama lei
Nessuno sa com’è che mi ama lei
Nessuno sa com’è che mi ama lei
Come la luna le stelle
E come il vento di settembre sulla pelle
Mi ama lei
Nessuno sa com’è che mi ama lei
Nessuno crede che sarà per sempre
Nessuno crede che sarà per sempre
E c’è chi dice che ho fatto male
A circondarmi d’oro l’anulare
E mi ama lei
Nessuno sa com’è che mi ama lei
È raro, lo so anch’io, il fuoco che non muore
È raro, lo so anch’io, il fuoco che non muore
Ma so pure che lo si può nutrire
Gli si può dare nuova legna da bruciare, al fuoco , e lui non muore
E mi ama lei
Nessuno sa com’è che mi ama lei
E mi ama lei
In pancia al pesce
La mia rabbia, il mio rancore
Tigre in gabbia e domatore
Chiuso in casa ore ed ore ed ore
E il telefono che graffia il cuore
Fuori splende il sole e
Io sto in pancia al pesce
In pancia al pesce
Vecchia sedia, chi si siede?
Vecchi sogni, chi ci crede?
Chi entra in chiesa senza fede?
Chi non guarda non vede
Fuori splende il sole e
Io sto in pancia al pesce
In pancia al pesce
La ricchezza dissipata di una nazione
Che si lascia governare dalla peggiore intenzione
Allo stadio, allo stadio urlavano il mio nome
E non ero, e non ero il campione
Fuori splende il sole e
Io sto in pancia al pesce
In pancia al pesce
E nuota in fondo a un mare senza luce
Dove affonda dei monti la radice
In pancia al pesce
Non ti va mai bene niente
L’estate è troppo calda, l’inverno troppo freddo
D’autunno piove sempre, in primavera hai le allergie
Com’è che non ti va mai bene niente?
Le macchine che inquinano, il cibo spazzatura
I pesticidi, la vivisezione, la tortura:
Ci credo che non ti va mai bene niente
Non ti va mai bene niente
Il calcio è una scommessa, il ciclismo tutto un doping
L’automobilismo ti fa addormentare, a golf non giochi (è per pochi)
Non ti va mai bene niente
La destra è impresentabile, la sinistra inconcludente
Il centro una poltiglia, la finanza onnipotente
E hanno la faccia di venire a dirti: non ti va mai bene niente
Non ti va mai bene niente
Se non ci fosse un Dio non capiresti perché ostinarti a soffrire
Ma forse è meglio se Dio non c’è
La vita è faticosa, la morte fa paura
Dall’aldilà nessuno ha mai portato una notizia sicura
Partire ma per dove? Restare ma perché?
Non c’è una terza opzione e se ci fosse non farebbe per te
Che non ti va mai bene niente
L’amore non ci credi, l’odio non dà pace
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Lo vedi che non ti va mai bene niente?
Non ti va mai bene niente
Prato nero
Il trifoglio che io invocavo verde s’è fatto nero e tutto il prato è nero
E nero a vista d’occhio che si perde, all’infinito, è il mondo tutto intero
So chi sei tu che mi fai nero il mondo e l’anima e uccidi la speranza
La tentazione che mi tira a fondo, dove ogni vita è persa e il buio avanza
E non ho niente cui aggrapparmi, niente, neanche la forza di evocare immagini
Né versi ne colori, sono spente le braci e il cuore è nero di fuliggine
Ma quando la sconfitta sembra certa, salvifica, potente, vittoriosa
Si sgrana la preghiera, la più semplice: è come un kit per la sopravvivenza
Futuro e frutto chiedo, mio Signore: declina il mondo, arriva il cambiamento
Colline antiche, brulle e scure intorno, così sicure, nulla vi sorprende
So chi sei tu che mi fai nero il mondo e l’anima e uccidi la speranza
La tentazione che mi tira a fondo, dove ogni vita è persa e il buio avanza
Ma viene un rombo e orribili, affilati, aerei da guerra in formazione
Affettano l’azzurro immacolato e fanno nero il mondo e nero il prato
Ma quando la sconfitta sembra certa, salvifica, potente, vittoriosa
Si sgrana la preghiera, la più semplice: è come un kit per la sopravvivenza
Quattro cantoni in cemento grezzo
Quattro cantoni di cemento grezzo e un vecchio secchio arrugginito
Quattro cantoni di cemento grezzo e un vecchio secchio arrugginito
Vento sferza gli asfodeli e la mia pecora spelacchiata
Quattro cantoni di cemento grezzo, aggiusterò la porcilaia
Quattro cantoni di cemento grezzo, aggiusterò la porcilaia
Vecchio secchio arrugginito, acqua e sabbia da impastare
Babbo aveva un bel Land Rover ma il raccolto è andato male
Babbo aveva un bel Land Rover ma il raccolto è andato male
Babbo aveva un bel Land Rover, a me a piedi tocca andare
Figlia mia, sei nata donna e a servire devi andare
Figlia mia, sei nata donna e a servire devi andare
Nella casa del dottore, a lavare e cucinare
E se il figlio del dottore ti dovesse innamorare
E se il figlio del dottore ti dovesse…
Tu sei figlia di pastore, non te lo dimenticare
Quattro cantoni di cemento grezzo e un vecchio secchio arrugginito
Quattro cantoni di cemento grezzo e un vecchio secchio arrugginito
Ghiaccio in fondo alla carriola, ghiaccio rosso era il mio cuore
La pazienza
Lo si impara a forza ad accettare che invecchino le cose, è naturale
Che il ragazzo possa maturare e l’anima disponga a raffinare
Cambi strada, torni indietro, cresca controvento, prenda le sue libertà
Scopra il bene poco a poco, creda nel suo gioco, scelga l’acqua limpida
La pazienza
La pazienza insegna ad apprezzare la crescita degli alberi negli anni
Evitare ciò che ci fa male, parlare solo quando è necessario
Quando non è il tuo momento, se sei disprezzato, relegato all’angolo
Quando passa e tira dritto chi credevi amico non lasciarti andare giù
La pazienza
Il tempo di cui c’è bisogno è qui, c’è sempre stato, noi ce lo prendiamo
L’anima che sa aspettare, tesa a raffinare, cresce come un albero e va su
Ma pazienza è anche rifiutare ciò che proprio non si può accettare
Soppesare e prender su di sé l’ombra lunga delle conseguenze
Pane al pane e vino al vino, l’oro del mattino, l’aria che solletica
Il traghetto che ci porta, nuvole di scorta, dove non perdiamo più
La pazienza
Salamoia
L’aria è salamoia calda e ti si appiccica
Alle lenzuola, all’anima, ai pensieri, alla chitarra e al cuore
E unge i vicoli salmastri del quartiere dietro il porto
È appena l’alba e già imploriamo notte
Tu che dormi nella stanza accanto, io che scrivo e sottovoce canto
Non ho chiuso occhio, la laguna esala afa e sale
Nell’immensa sauna stiamo tutti in salamoia
Non si fa parola, non si muove foglia
Anche a lamentarsi serve un minimo di voglia
Tu che dormi nella stanza accanto, io che scrivo e sottovoce canto
Passerà, vedrai, questo tempo
Come passano le cose, da che mondo è mondo, da che gira e gira in tondo
Vedrai come passano i secondi ed i minuti
Le ore, i giorni, i mesi e gli anni e noi qui, a limitare i danni
Estate, quanti poveri vecchietti porti via
E a quanti adolescenti fai sognare sogni vani
Odori di cucina, anguille in salamoia e le zanzare
E sugli scogli, bianco, il guano dei gabbiani
Tu che dormi nella stanza accanto, io che scrivo e sottovoce canto
Passerà, vedrai, questo tempo
Come passano le cose, da che mondo è mondo, da che gira e gira in tondo
Vedrai come passano i secondi ed i minuti
Le ore, i giorni, i mesi e gli anni e noi qui, a limitare i danni
E noi qui, a limitare i danni
La legge del più forte
Certi tuoi presentimenti elevati a dogma
Ho provato a confutarli, è un conto che non torna
Mi ripeti che è finita, che non c’è ripresa
Stanno tornando tempi bui, stanno tornando tempi bui
Indossare calzamaglie ed inginocchiarsi
Dare baci ad un anello, dirsi sottomessi
E pregare che il signore ci conceda udienza
E ci inviti a corte o a cena, ci inviti a corte o a cena
Ma io non posso, io non posso
E se anche posso, io non voglio
È la legge del più forte che ci piega e strega
E anche tu ti sei convinto che il potere appaga
E il potere paga tutto: sesso, sangue, amore
E anche la felicità, anche la felicità
Ma io non posso, io non posso
E se anche posso, io non voglio
A digiuno nel deserto da quaranta giorni
Mi hai offerto un regno, hai preteso un segno
Ma io non posso, io non posso
E se anche posso, io non voglio
Verranda affacciata sul nulla
Se non sai dove vai perché corri?
Perché salti il tuo tempo e ti volti?
Cosa sogni se è notte e non dormi?
Che fantasmi, che volti ricordi?
Niente luna, il silenzio dei grilli, le rane, le stelle lontane
Quanti le hanno guardate, che fossili occhiate, quante anime andate
Mai non ti eri sentito più solo nel buio del mondo mai come
Ora che siedi in silenzio nel vuoto di questa veranda affacciata sul nulla
Se non sai quel che vuoi perché lotti?
Cosa cerchi nell’acqua dei giorni?
Forse un sogno perduto, un miraggio?
Un riflesso del sole di maggio?
Sogna, il cane che dorme ai tuoi piedi, ed abbaia alle stelle lontane
Quanti le hanno guardate, che fragili occhiate, quante anime andate
Mai non ti era sembrata più immensa la notte infinita, mai come
Ora che siedi in silenzio nel vuoto di questa veranda affacciata sul nulla
Cuore mio che aspetti
Mi sono svegliato presto questo lunedì mattina
Il vento affettava freddo nella mia officina
Cuore mio che aspetti
Cosa aspetti non lo sai
Quattro dei miei sei figli non trovano lavoro
Con tutto l’oro che brilla neanche un grammo per loro
Cuore mio che aspetti
Cosa aspetti non lo sai
Mani aperte, prende il pane
Lo solleva e rende grazie
Spezza e lo distribuisce
Anche a chi poi lo tradisce
Ho fatto un sacco di errori, cerco di farne sempre meno
Chi ho ferito mi ha perdonato, dormo in pace sopra il suo seno
Cuore mio che aspetti
Cosa aspetti non lo sai
Sceglie un asino e un bambino
Versa un calice di vino
Offre a tutti, a tutti dà
Anche a chi poi lo rinnegherà
Cuore mio che aspetti
Cosa aspetti tu lo sai