Il 22 giugno di questo 2023 Peter Brötzmann ha cambiato scena e si è trasferito nelle celesti praterie di Manitù insieme al suo vecchio sax e una incredibile storia di musica e arte. Tedesco di Germania lo chiamavano teutonico forse per quell’aspetto che ricordava Bismarck o forse per quel suono violento e viscerale che per tutta la sua carriera non ha mai smesso di terrorizzare e lasciare attoniti. In effetti incuteva un certo timore e metteva un po’ di apprensione ma era solo in apparenza e chi lo ha frequentato ne parla come di una persona gentile e molto disponibile.
È stato uno dei più grandi interpreti del free jazz, uno degli ultimi rimasti a diffondere quel messaggio di libertà, anarchia, soffio di vita e di morte allo stesso tempo, una storia che per un certo periodo è stata chiamata Creative Music che forse rende meglio la complessità di quell’esperienza sospesa, appunto, tra jazz, avanguardia, musica contemporanea e flussi di (in)coscienza imprevisti e imprevedibili. Una carriera senza sconti, senza soste, senza limiti, ma sempre al limite. Machine Gun, risalente al 1968, inciso con un ottetto formato dai più violenti improvvisatori del tempo, rimane un manifesto del genere e paradigma di un modo di vivere la musica che ancora oggi mantiene tutta la forza creativa. Nella sua lunga e accidentata carriera è entrato in contatto con chiunque avesse voglia di sfidare le leggi dell’armonia e riscrivere i canoni dell’estetica contemporanea, sempre oltre le regole e sempre oltre le accademie, le scuole, gli spartiti, i compiti a casa.
Peter Brötzmann in Sardegna non poteva che approdare a Sant’Anna Arresi, in quel festival che ha sempre dato spazio alle espressioni più innovative della musica contemporanea e in quello spazio ideale il teutonico ha lasciato ricordi indelebili. Prendo in prestito le parole di Daniele Mei che su queste pagine ha ricordato un’indimenticabile serata di fine agosto 2010: “Un’anteprima che spazia oltre il jazz: Stephen O’Malley del gruppo drone metal Sunn O))), con Bobby Previte e Massimo Pupillo degli Zu, gruppo hardcore jazz che incendierà Piazza del Nuraghe col suo live Carboniferus con una special guest d’eccezione come Peter Brötzmann”. Confermo che fu una serata davvero magica e Peter come sempre sputava fuoco ed energia ad altissimo voltaggio da quel sax malconcio e ammaccato, compagno di estenuanti battaglie di puro free-noise. Brötzmann l’abbiamo poi rivisto su quello stesso palco nel 2016, questa volta in trio insieme a William Parker al contrabbasso e Hamid Drake alla batteria e ancora una volta il vecchio Peter, che al tempo aveva già i suoi 75 anni, non si tirò indietro e soffiò su quel sax come se fosse la sua prima volta.