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IIIII – Gairo (2017)

Luigi BuccuduMusica, Recensioni

Il contesto è tutto: nel suggerire le coordinate di un messaggio, riuscire a definire in maniera precisa e immediata lo scenario in cui ci si muove è essenziale per la riuscita di un’opera di concetto.

La band post metal dei lo fa, a cominciare dal nome, ispirandosi alla singolare storia del paese dell’Ogliastra. Un intero centro abitato che, sul finire degli anni 50, si è risvegliato precario nelle sue fondamenta, tanto da iniziare a franare con lentezza a valle e costringere la popolazione ad abbandonare una volta per tutte le proprie case. L’album, edito nell’ottobre del 2017, è la naturale conseguenza di questa suggestione.

Le cinque linee verticali che danno titolo all’album, sembrerebbero arrivare dall’incisione su un muro diroccato, dove, mute e immanenti, hanno segnato lo scorrere del tempo. Già con la prima traccia, a tutti gli effetti una intro, si intuisce la direzione che la band vuole intraprendere nei cinque capitoli di cui è composto il concept. La sensazione di precarietà, come un rigagnolo sotterraneo, si gonfia lenta fino a tracimare in un improvviso risveglio di certezze incrinate.

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Gairo al Fabrik – foto di Daniele Fadda

La presa di coscienza che i pilastri della propria esistenza non siano più solidi come si credeva diventa quindi un processo da sezionare e documentare, che si sviluppa nel susseguirsi delle tracce in maniera quasi didascalica. Cosicchè l’evento climatico citato diventa lo spunto per sviscerare gli aspetti emotivi più profondi che derivano dal cambiamento, in ogni sua forma.

Tutto viene svolto con perizia e ordine, dando al cataclisma tempi scanditi e precisi, e, concluso l’ascolto, le linee di lettura appaiono più chiare. CLa tematica principale è il divenire, il passare del tempo che, inesorabile, scava incolmabili gallerie. Come lo scorrere viscerale del sangue, che permea l’artwork del disco, rinnovandosi di continuo nel suo sistema chiuso. Come l’attesa dell’imminente, fino al momento in cui il terreno manca di colpo sotto i piedi. Il divenire che si palesa nella disgregazione degli elementi in un ciclo inarrestabile, un processo carsico di dissoluzione e costruzione.

IIIII” è un album coeso e pregnante, in cui gli stilemi del e una certa attitudine doom sono solo il significante che richiama il contenuto. Un esordio dalla forza evocativa manifesta. L’augurio è che i Gairo possano riemergere dall’apparente inattività e proseguire nel solco tracciato con tanta efficacia.

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