Recensione di Walter Lapesque
E’ uscito a fine Marzo 2018 per l’etichetta Confront recordings di Mark Wastell, Humyth, nuovo album del duo formato da Paolo Sanna e Giacomo Salis. Registrato nel Febbraio 2017 da Tom Riethauser, affiancato da un dvd in edizione limitata alle 50 copie.
Entrambi percussionisti dediti alla free impro radicale, Paolo Sanna e Giacomo Salis ci offrono una visuale musicale non comune, che prende spunto dalle ricerche del percussionismo di scuola free americana e quelle della scuola post free europea, che possiamo ritrovare in musicisti come Han Bennick, Tony Oxley o Steve Reid, a cui è dedicato il lavoro.
Il contesto sonoro
In un contesto musicale saturo di linguaggi sempre più riconoscibili, di canoni che continuano a ripetersi tramite continue citazioni di idiomi musicali offerti al grande pubblico e metabolizzati con una certa meccanicità, parlare di free impro radicale, di ricerca e sperimentazione diventa difficile, in quanto discipline appartenenti ad un ambito quasi di nicchia, benchè si occupino di studiare materiale sonoro presente quotidianamente nella vita di chiunque.
Basti pensare a ciò che il nostro udito ci permette di sentire anche inconsciamente durante una qualsiasi passaggiata per strada, con un po’ di attenzione si potrebbe assistere ad un intero concerto di suoni dei più disparati, organizzati secondo un ordine a noi sconosciuto.
Che vengano dalla natura o con i tempi moderni, dall’utilizzo della tecnologia: motori che rombano, crepitii di gomme, sfregamenti, scariche di lampade al neon, rombi di aerei, potremmo continuare all’infinito.
Impro musicale non idiomatica
Mettono in atto, attraverso dei gesti ben calibrati, delle scelte timbriche sempre interessanti mediate da interazioni libere, una comunicazione speciale, attravverso un linguaggio che trascende dalle dinamiche canoniche: clangori, sfregamenti, rotolamenti, vibrazioni, risonanze, crepitii.
Chiaramente evitano di incasellare e limitare la complessità del suono in quella che può essere una successione ritmica ripetitiva, una sequenza melodica o una sovrapposizione armonica secondo delle regole prestabilite, diversamente da ciò che accade nella musica idiomatica, per lasciarlo libero di mostrarsi nella sua naturale bellezza, spogliato finalmente da qualsiasi sovrastruttura culturale, mediato solo dalle scelte emotive dei compositori/esecutori, come descritti da Franco Evangelisti nei primi anni 60.
Nell’ambito del Gruppo di improvvisazione di nuova consonanza ensemble sperimentale in cui ha militato anche Ennio Morricone.
Le composizioni
L’album, o meglio la ricerca sonora, fissata su supporto, contiene 5 composizioni, semplicemente segnate da un numero, che sarebbe inutile descrivere come fossero brani canonici.
In queste tracce la bravura dei due percussionisti sta nel mostrarci con abilità un mondo sonoro estremamente interessante, attraverso un sapiente uso della dinamica, un continuo spostarsi nello spettro sonoro, ci invitano alla scoperta dei segreti sonori insiti nei materiali più disparati, riuscendo a farci mettere in dubbio la differenza tra suono e rumore, inoltre inseriscono nel discorso il silenzio, misterioso patecipante che descriviamo senza mai conoscerne il significato.
Insomma un ottimo esempio di free impro non idiomatica, un campo di ricerca importante che speriamo continui ad essere sondato dal duo, veramente meritevole di attenzione.