È l’amore che spinge Stefano Sotgiu a scrivere i testi dei Goose. L’amore per la vita e le cose semplici, l’amore che prevede anche le difficoltà, quello naturale di ogni uomo ed ogni donna. Non quello malato e possessivo delle canzoni mainstream.
Si respira semplicità d’animo e voglia di essere persone migliori in Dopo il diluvio. Quasi una dichiarazione di serenità dopo momenti bui e di smarrimento. Quei momenti dove hai realizzato gran parte della tua vita e sei in grado di scegliere che strada prendere, che direzione, con i miraggi e l’orizzonte alle spalle.
Gran parte del percorso è stato fatto. Ora c’è da goderne, con la consapevolezza che si riesce ogni volta. In caso contrario non è poi un grosso problema: alla fine siamo, come canta Stefano “un progetto gettato nel mondo”. Fallibile, migliorabile, che richiede un lavoro e una ricerca costante, di se stessi e di nuovi spunti. L’energia arriva, basta controllarla.
Il supporto della band a questi testi, che non è facile accostare a quelli di altri artisti che si rivolgono al pop, è determinante, complesso ma mai invadente. Una complessità non percepibile ad un primo ascolto. C’è tanto, ogni strumento fa un lavoro importante e ricopre un ruolo chiave nel sound della band.
È un pop folk suonato di egregia fattura, senti i ricami di piano e organo alla Al Kooper, una batteria molto presente ma che da il giusto tiro con personalità. Il basso bello pulsante e le chitarre che sanno essere accompagnamento o anche dare quel tono rock alle composizioni (bello l’inizio di Lontano). Gli archi che danno quel sapore di eternità e mi fanno pensare che queste canzoni sono quelle che dovrebbero essere nei piani alti delle classifiche al posto del nulla che imperversa, data l’eterogeneità dei potenziali fruitori.
Spicca nella mia graduatoria personale la scintillante cupezza di A fondo, “e affondo in un mondo che non è perfetto”, uno sguazzare nelle grane quotidiane con il violino a farla da padrone. Poi Gioia, che è tipicamente Goose, legata indissolubilmente alle malinconie sorridenti di Tutto come allora e 30:40 ma con la maturità di un uomo che ha raggiunto la felicità guardando la bellezza della sua famiglia e tutti i ricordi legati ad essa.
Registrato da Paolo Messere per Seahorse Recordings, Dopo il diluvio è un disco da ascoltare senza paraocchi, senza pregiudizi, e senza fretta per avere soddisfazione e gratificazione. Un pop suonato bene come difficilmente puoi trovare ora in Italia.