Intervista a Paolo Francesceo Sodde dell’Associazione Good Vibrations organizzatore del Rosso&Blues Festival e dell’Italian Blues Night
Con questa intervista vogliamo iniziare un viaggio dietro le quinte dei festival per scoprirne la storia e dare voce ai suoi lavoratori che realizzano anno dopo anno eventi musicali di qualità capaci di portare la Sardegna sotto la luce dei riflettori internazionali.
Intervista di Simone Murru
Come nasce il Rosso&Blues Festival?
Il Rosso&Blues Festival nasce dalla collaborazione con Matteo Murgia, mio coetaneo a grande appassionato di musica. E’ nato tutto in pochissimo tempo. Ci siamo visti abbiamo parlato ed in una sera di Gennaio scorso è nato il Rosso&Blues Festival. Il nome prende ovviamente spunto dai colori della città di Cagliari, città che ci ha adottato ed in cui viviamo, ma veniamo entrambi dal Sulcis terra di Blues e di Jazz.
Il programma è venuto col tempo ma il nostro scopo iniziale era quello di avvicinare i giovani e non in un posto nuovo come quello di via Dolcetta della Compagnia Cantante. Avere con loro una interazione reale e non virtuale, trascorrere una serata in compagnia con la musica che noi amiamo.
Ovviamente il festival ha avuto colonne imporporanti senza cui tutto questo non si sarebbe potuto fare. Tutti i ragazzi del centro culturale della Compagnia Cantante, Enrica (Lotta, ndr.) motore organizzativo del Rosso&Blues Festival e della Good Vibrations e tutti i musicisti e tecnici che hanno sposato in pieno il nostro pensiero e la nostra testardaggine nel creare un festival nuovo.
Un ringraziamento personale va a Francesco Piu, che, oltre come musicista, ha partecipato e seguito ogni passo della realizzazione del festival.
Come e quando nasce la Good Vibrations?
La Good Vibrations nasce tanti anni fà e forse neanche noi sapevamo che era già in essere questa associazione. Poi lungo il cammino personale di ogni singolo socio ci siamo incontrati nella vita (ci stavamo tutti cercando) e abbiamo capito che era il momento giusto! Nasciamo nel 2016, da un gruppo di amici, chi tecnico, chi musicista, chi organizzatore di altri eventi e abbiamo stretto un patto: portare buone vibrazioni, questo è il nostro compito.
Il cartellone di questa prima edizione è stato ricco di nomi e concerti originali.
Quali sono state le risposte del pubblico?
Penso che siamo solo alle pagine iniziali di questa storia. Abbiamo portato diversi concerti con diverse sfumature ma tutte che portano alla stessa radice: il Blues.
Abbiamo avuto musicisti del continente come i TRES con il loro rock/blues, artisti americani come James&Black, con il loro soul e R&B, la miscela di diversi generi come quello di Francesco Piu con la sua band, il suono giovane e grintoso della Sunsweet Blues Revenge di Irene Loche e il Blues delle origini di Matteo Zuncheddu.
Il pubblico ha risposto calorosamente e molto presente, una media di 100 persone a serata sono numeri di grande rispetto. Ringrazio tutti coloro che sono stati al festival e ringrazio le persone che anche non conoscendomi hanno voluto fermarsi e ringraziarmi personalmente.
Per me è un onore riuscire a portarvi buone vibrazioni, prima anche della musica vengono per me i rapporti umani che sempre meno questa nostra società valorizza oppure utilizza (in modo finto) per i propri benefici.
Cosa bolle in pentola?
Il Rosso&Blues si appresta ad avere la sua edizione estiva. Con Matteo (Murgia, ndr.) stiamo organizzando il tutto in questi giorni, come Good Vibrations. Dopo il successo di pubblico dei concerti della Italian Blues Night della scorsa settimana con le tappe di Olbia/Cagliari/Sassari, che hanno riscosso un grandissimo seguito di pubblico, stiamo definendo il programma della II edizione del Porto Ferro BluesSunset Festival, un programmo che ci vedrà impegnati tutta l’estate con concerti da Giugno a Settembre. Un posto magico che vi consiglio di conoscere.
Come valutate il panorama del blues in Sardegna?
Il panorama Blues in generale vive un nuovo momento di fertilità ed innovazione. In Italia tanti giovani si avvicinano al Blues letteralmente attratti da questo genere musicale. Alcuni giorni fa ho avuto modo di vedere in azione a Gubbio, al Festival Panta Rei Blues organizzato dal mio amico Maurizio Pugno, un duo di ragazzi veramente bravi i Poor Boys che vi consiglio di ascoltare.
La nostra regione ora vive un momento musicale giovane e fiorente merito anche dei tanti festival di qualità della nostra terra, che oggi raccolgono un po’ i frutti del loro lavoro in tanti anni di attività. Cito ragazzi come i Don Leone, Andrea Cubeddu, Irene Loche, River of Gennargentu, i Bad Blues Quartet, i King Howl. Tutti ragazzi giovani che si affacciano al panorama nazionale e non solo. E poi abbiamo Francesco Piu che con Giovanni Gaias portano alto il panorama Blues della nostra regione.
Quali artisti portereste ancora sul palco?
Posso solo dirvi, dato che siamo in fase di definizione, che avremo modo di divertirci presto e con tanti appuntamenti nella prossima estate. Ho tanti sogni e nel futuro prossimo spero di realizzarli.
Ci sono degli episodi da ricordare, incontri con artisti o altre personalità del blues che hanno segnato positivamente il vostro percorso?
La mia passione per il Blues nasce all’età di 12 anni e devo dire che è stata colpa di Gianni Melis (direttore artistico del Narcao Blues Festival). Vengo da Narcao e sono cresciuto a suon di Blues, da prima come piccolo spettatore (i miei genitori mi regalavano l’abbonamento al festival quando avevo 11/12 anni) e poi spinto da Gianni a far parte dell’organizzazione del festival.
Aspettavo tutto l’inverno il festival e rompevo sempre le scatole all’Associazione Progetto Evoluzione per leggere qualche rivista, libro o ascoltare qualche cd di Blues. Il mio tempo libero lo passavo ad ascoltare i loro discorsi sui concerti che andavano a vedere e parlare dei cd che ascoltavano. Con il tempo è diventata una passione tramutata in lavoro a 360 gradi. Faccio un lavoro che mi piace e mi reputo una persona molto fortunata.
Altra persona che riesce sempre a trasmettermi tanta passione è Francesco Piu con cui oramai ho un’amicizia fraterna. Ricordo Francesco nei suoi primi concerti a Narcao, gli tremavano le gambe e parlava in modo sconnesso ma oggi è il grande artista che è diventato, a livello nazionale e non solo. Ad ogni concerto che assisto esco sempre con tante e nuove emozioni e poi passiamo le ore a parlare, ovviamente di Blues.
Aggiungo a queste persone Basilio Sulis, con cui lavoro assieme da 4 anni alla realizzazione dello storico festival Ai Confini tra Sardegna e Jazz, grande conoscitore del jazz e grande innovatore del genere, una enciclopedia della musica con cui parlare e confrontarsi, una persone con mille idee sempre nuove ed innovative.
Queste sono le persone che mi hanno spinto e mi spingono sempre più a lavorare alla organizzazione di eventi.Ci sarebbero mille episodi da ricordare in 25 anni che organizzo concerti ma preferisco parlare delle persone che ogni giorno mi trasmettono nuova linfa per il proseguo.
Ci date anticipazione sul prossimo programma e le date della prossima edizione?
Come nelle buone tradizioni è tutto top secret ma ci faremo sentire presto con nuove location e nomi dei musicisti.
Quali sono le realtà del settore nazionali e internazionali o comunque degne di nota o ispirazione con cui collaborate?
In 25 anni di attività ho stretto diverse collaborazioni con musicisti, festival, promoter e giornalisti con cui sono sempre in contratto e con cui lavoriamo alla realizzazione di diversi progetti o condividiamo artisti per abbattere i costi di viaggio dei musicisti per farli arrivare nella nostra isola.
I trasporti aerei sono uno dei tasti dolenti: essendo un’isola dobbiamo far arrivare i musicisti via aerea e in alcuni casi con viaggi non sempre agevoli, costosi e molto complicati (le compagnie aeree non amano i musicisti e i loro strumenti musicali).
In generale come valutate lo stato vitale del blues dopo oltre un secolo di vita e musica?
Il blues, dopo oltre un secolo di vita si è modificato.
Le dodici battute hanno cambiato forma e si sono mescolate con le nuove sonorità con i nuovi generi. Tanti che sono nati dallo stesso blues e con cui ora si fondono per dare vita a nuovi generi che hanno sempre la stessa radice, il Blues. Artisti del calibro di Trombone Shorty, Gary Clark Jr. sono alcuni dei personaggi di spicco di questo panorama che stanno percorrendo le nuove strade del Blues. Il Blues è bello perché si mescola, si fonde, si contorce con tutto il resto ma è sempre Blues.
Ritenete quindi che sia ancora una musica in grado di compiere la sua missione, cioè quella di esorcizzare i blues della vita di ogni giorno?
Penso di sì e sono fortemente convinto che questa sia la sua bellezza. Per gioire bisogna passare attraverso la tristezza, per amare bisogna passare attraverso l’odio e tanto altro. Il Blues ti aiuta in questo cammino, il Blues ti indica la direzione da prendere. Il Blues mi piace perché non è mai troppo, ma anzi in poco è racchiusa tutta la sua bellezza. Il Blues lo devi sentire dentro il tuo corpo.
Il blues è una musica popolare a vocazione internazionale, ha avuto modo a vostra memoria di contaminarsi o confrontarsi con la musica popolare in Sardegna?
La musica in Sardegna è sempre stato importante in tutte le sue civiltà e anche in quelle più arcaiche. Siamo una regione che è sempre stata colonizzata e inevitabilmente siamo stati influenzati dalle musiche che sono arrivate dall’esterno sino a farle proprie. Il suono a sole voci ha caratterizzato i suoni folk della nostra regione arrivando a caratterizzare il Blues della nostra terra. Penso che tutta la storia della nostra regione abbia e continui a caratterizzare il suono Blues della Sardegna fatto di commistioni di suoni arcaici con quelli elettrici e più attuali.