È uscito oggi Earth, nuovo singolo di Gold Mass, il terzo estratto dal suo prossimo disco. Dopo aver pubblicato i precedenti Flare e Reverb, Emanuela Ligarò presenta un nuovo brano esplosivo, in cui la musica è concepita per essere enorme e autentica, ma allo stesso tempo aperta e intima, con la consueta formula dell’elettronica sofisticata che ha contraddistinto le sue pubblicazioni fino a questo momento, che in questo caso si concede più luce, aria e libertà danzerecce, aprendosi alle più recenti declinazioni del clubbing.
«Earth – afferma l’artista – parla del nostro pianeta e della bellezza in esso racchiusa. Le decisioni prese in nome del profitto sono prese nell’ignoranza della natura e del genere umano, senza lungimiranza e rispetto».
Un brano, quindi, pregno di risvolti ambientalisti e politici, nel senso più ampio e alto del termine, come preannunciato dai teaser rilanciati sui social dalla musicista di istanza a Pisa che non ha mai reciso i legami con la terra di origine. Le didascalie che li accompagnavano – e i testi che le completavano – non lasciano spazio a indugi in merito agli intenti di Gold Mass. “Troppa terra per pochi indigeni”. “La plastica è meravigliosa perché è durevole, la plastica è terribile perché è durevole”. “L’ambientalismo senza la lotta di classe è giardinaggio”.
Fino all’ultima che ha accompagnato l’uscita del singolo, una citazione del saggista e politologo statunitense Michael Parenti, tratta dal suo libero del ‘95 Against Empire: “L’essenza del capitalismo è trasformare la natura in merci e le merci in capitale. La viva Terra verde si trasforma in mattoni d’oro morto, con oggetti di lusso per pochi e cumuli di scorie tossiche per molti”.
Il dubbio se si possa ancora fare buona musica impegnata nel ventunesimo secolo, ogni tanto trova le sue risposte.