È più forte di me: ho una pesante idiosincrasia per hardcore e derivati. Non è una cosa che controllo, è come la paura dei cani o dei luoghi affollati. Ma il fascino per la musica del passato è superiore: indi per cui, quando mi sono imbattuto nei Gold Kids (many thanks to Luca Garau) sono andato in brodo di giuggiole.
La band di Cagliari nasce nel 2006 dall’unione di Andre’ Suergiu, Nicola Tinti, Davide Ragazzo, Mirko Pistidda e Paolo Schirru. I cinque attraversano il mare e si smazzano cinque tour europei al fianco di Rise and Fall, Modern Life Is War e altri nomi di peso.
La loro musica, condensata in tre album (Gold Kids, Ode to Youth e The Sound of breaking up), è un nubifragio di batterie iperveloci, chitarre incazzate, una voce sanguinante e una penna che gronda testi oscuri e intensi. Desperate souls è un paradigma di tutto questo.
Nel 2012 i Gold Kids si sciolgono – salvo una reunion nel 2019 per lo Strikedown Fest di Cagliari – spargendosi fra vari progetti (Second Youth, Lastbreath).
«L’obiettivo principale di questa band era ed è dare voce a tutti quei rimpianti e a quella rabbia che avevano bisogno di essere liberati»: ascoltatevi I went to Rome to know the end of the romance e queste parole vi picchieranno sul muso come una mazza.