Quando nel 2020 uscì Alone Vol. 1 era chiaro fin dal titolo che sarebbe arrivato un Alone Vol. 2 e invece ecco apparire Vagabond con una scelta di discontinuità forse dettata per distinguersi da altri lavori omonimi. In realtà le connessioni con il precedente lavoro sono abbastanza evidenti e Alone vol. 2 potrebbe essere il sottotitolo a cui fare riferimento.
Gianluca Pischedda, “l’uomo con il violoncello” ci regala otto nuove tappe di un viaggio iniziato da lungo tempo, di cui si intuisce il punto di partenza, ma non quello di arrivo, un tuffo nell’immenso blu dell’infinito in uno spazio sempre nuovo che solo la musica riesce a descrivere. Vagabondo è l’artista che si muove in una realtà affollata e rumorosa, con poche mappe a disposizione, ma sempre pronto a trovare compagni di viaggio e contatti con il mondo esterno. La metafora del viaggio è quella a cui Pischedda fa riferimento nelle note introduttive ed è una suggestione che i musicisti amano adottare per descrivere la voglia di nuovo, la necessità di muoversi e cambiare.
La chiave di lettura Vagabond è proprio questa: partire e lasciarsi trasportare dalle correnti, dalle emozioni, da lontane rimembranze, talvolta grazie a partiture che si sviluppano in modo casuale e imprevedibile. Certo, alla base c’è una lunga esperienza vissuta sempre in prima linea, uno studio continuo sullo strumento, sulle sue possibilità, senza tralasciare ogni possibile collaborazione con altri artisti e con altri linguaggi. Ma questa è solo la base di partenza, il resto è istinto, intuizione, curiosità, la descrizione di un attimo. Vagabond è l’album dei ricordi che non si sono ancora vissuti, racconta di un futuro che possiamo solo immaginare, ma che forse abbiamo già travalicato. Per arrivare a questi livelli aiuta la consapevolezza del sé e dei propri mezzi, ma aiuta anche sapersi guardare intorno, sperimentare e capire le macchine, dialogare con altri sistemi di pensiero, con prospettive laterali e spesso divergenti. Vagabond racchiude nel suo essere molteplici punti di vista e riesce a sanare conflitti e diaspore, lascia intuire che si può essere in ottima compagnia anche se si è soli nel mezzo di un mare in tempesta, vagabondi e pellegrini in un percorso tutto da inventare. Una bella lezione di vita e di musica sospesa tra afflati di neo-classicismo, post-ambient e altre varianti della musica dei nostri tempi.