SARRAM -four movements of a shade - 2019 - recensione - Sa Scena Sarda - Luca Garau

Four Movements of a Shade – SARRAM

Luca GarauMusica, Recensioni

Dati due punti distinti, esiste una e una sola retta che li contiene. Se i due punti si chiamano Thank U for Smoking e Charun, l’una sola retta passante per essi interseca perfettamente il terzo punto che coincide necessariamente con S A R R A M. Perché quello di , è un percorso lineare, che dalla sua esperienza nei Thank you for Smoking, nei quali già ha fatto apprezzare i suoi voli sonori e la cura nella scelta dei suoni, continuando a dilatare le sue composizioni, è passato per gli Charun, giungendo oggi all’attuale forma.

Dopo “A bolu, in C”, più un esercizio stilistico, un portfolio, ecco “Four Movements of a Shade”, quattro movimenti di un’ombra. Ma se ombra, anche su suggerimento dell’autore, è la prima parola che viene suscitata dal disco, quella che più si fa strada durante l’ascolto è dilatazione. Tutto è dilatato, le distorsioni, i delay e i riverberi, lo strumming, addirittura gli arpeggi: ogni elemento compositivo si prende lo spazio di cui necessita, non lasciandosi incanalare in alcuno schema classico.

Chitarre, effetti, suoni si susseguono, senza alcuna rincorsa frenetica, costruendo un crescendo più emotivo che musicale in senso stretto. La sensazione è quella di una lunga e costante risalita che attraversa tutti e quattro i movimenti. Dall’ombra iniziale l’intreccio sonoro si erge in un muro di suono che, a tratti, regala rassicuranti schiarite.

Ma a un’apparente istintività della composizione si contrappone una precisa attenzione al suono. conosce il suo mestiere e i suoi utensili e li usa tutti con grande maestria. Nella sovrapposizione sonora è facile perdersi e lasciarsi sfuggire qualche controllo, invece in “Four Movements of a Shade”, tutto è perfettamente a fuoco. Le ribattute dei delay sono in sincrono, i drone sono ben integrati nella struttura, ogni distorsione è perfettamente intellegibile, le basse sono gestite alla perfezione e le esplosioni di suono, beh, deflagrano regalando sostanza e volume.

Se Sunn O))) e Neurosis sono un punto di riferimento, la prima connessione spontanea non è con le atmosfere cupe tipiche della scena, ma con Zeit dei Tangerine Dream, che in quanto a dilatazione hanno egregiamente detto la loro. È una relazione più atmosferica che musicale, riferita più ad un’assonanza di cromatica, che non a questioni squisitamente stilistiche.

Ecco, “Four Movements of a Shade”, è sì un disco di ombra, ma non di tenebra, scuro forse, ma mai oscuro, ”Perché la pace che ho sentito in certi monasteri / O la vibrante intesa di tutti i sensi in festa / Sono solo l’ombra della luce”.