de grinpipol - sa scena sarda - elephants - 2019 - daniele mei

Elephants – De Grinpipol

Daniele MeiMusica, Recensioni

ha un pregio che lo mette al di sopra della maggior parte dei lavori usciti nell’isola. La produzione. Ne delinea in modo molto efficace ogni traccia e la rende sia un tassello fondamentale e imprescindibile all’interno del disco sia ne fa di ognuna una vera e propria canzone a se stante. Per contro, si è impegnato parecchio per destabilizzare. Addirittura, all’arrivo di Quello che importa, ma non più di tanto, che nei successivi ascolti diventa poi un brano di una bellezza notevole, ti senti spiazzato. Guardi il supporto dove stai ascoltando per vedere se qualcosa è andato storto e se hai messo su un altro disco a caso.

Esatto, per farlo tuo e dargli un filo logico Elephants ha bisogno di più di un ascolto. Quando poi ti arriva è una sorpresa, schiaffi e cazzotti fino ad essere travolto dalle sue enormi zampe. Ma non temere, non ti ferirà, i momenti di distensione, le carezze, ci sono eccome.

Qua siamo negli stessi terreni degli Arcade Fire. A volte si incontrano gli Editors, in M/F addirittura gli Ok Go.

La prima parte del viaggio

È un elefante che si sveglia, aprendo gli occhi in un lussureggiante bar dove delle persone fanno colazione. Si sbattono cappuccini, si aprono bustine di zucchero, si girano caffè, i cucchiaini vengono rimessi a posto. Si chiacchiera in un angusto deposito per pallet che è il resto della giornata.

Divine è uno degli apici, ed arriva subito, quasi a freddo. Qua l’elefante è chiuso dentro una stanza e non sa uscirne, sbatte ovunque e distrugge ogni più piccola cosa con la sua fisicità. Ma non preoccupatevi, i ragazzi gli aprono la porta e lo vedi svolazzare leggero e allegro, facendo balletti improbabili su ogni oggetto che trova, i colori sono pastello, il cielo è di un bel celeste e si vede solo qualche nuvoletta bianca. Dopotutto sta per iniziare una meraviglia, A Wonder is About To Start è stupenda.

La corsa per raggiungerla può però farti arrivare anche in posti che è meglio dimenticare. Place to forget è uno di quei brani che metterei costantemente nelle mie playlist. Ha un potente groove, crea tensione, ha un assolo di quelli taglienti come piacciono a me, ha soprattutto un crescendo. È un pezzo da pogo incontrollato ma è prima di tutto una bella canzone cantata molto bene.

Elephants - De Grinpipol - Antonello Franzil 2018
foto di Antonello Franzil

Quello che importa, ma non più di tanto

Se stai ascoltando il disco, magari su Spotify, mentre leggi questa recensione, ti accorgerai a questo punto che accade qualcosa di strano. Tutto rallenta, diventa molto più piccolo, raccolto. Quello che importa, ma non più di tanto solo dopo diversi ascolti mi ha fatto capire che cosa è. Ha fatto cadere le foglie dagli alberi, ha fatto scendere la neve, mi ha messo su un cappotto pesante e dei guanti di lana. È la canzone che manca al mio Natale, anche se forse non è il suo intento. Il cantato deve sia a Pasquale Demis Posadinu dei Primochef del Cosmo (ma è forse la leggera cadenza sassarese, ndr) sia all’ultimo Manuel Agnelli, per poi lanciarsi in un urlo che può portare questo brano anche alla ribalta commerciale.

Something High, Something Low mi riporta al 2004, quando uscì Antics degli Interpol, anche se non si raggiungono quelle oscurità mentre Hooray è molto vicina per intenti agli Arcede Fire di Neon Bible. Ascoltare No Cars Go ad esempio.

La fine del viaggio e l’alba

Alla fine di questo viaggio sfrenato che attraversa giorno e notte, spazi e suoni, attraverso costruzioni e distruzioni, destrutturazioni, il nostro piccolo elefantino scopre finalmente il posto dove rinascere, la sua alba. Sunrise è un gran pezzo, leggero ma teso come un arco. Il basso e il drumming rotolano senza sosta, il resto è calibrato e cresce costantemente.

A il rock che flirta con l’elettronica ha trovato terreno fertile, mi vengono in mente tre nomi in primis: De Grinpipol, Mac And The Bee e Enola Bit. In definitiva, quindi, Elephants è un altro disco del nord Sardegna che mi piace davvero e che ha questa epicità avvincente. Anche se le derivazioni stilistiche si possono cogliere, ciò non li nega una personalità forte e un suono che davvero fa la differenza. Il lato strumentale e la voce poi sono carte giocate al massimo delle loro potenzialità.