Intervista numero dodici per la rubrica É tutta scena, questa volta con Claudio Sanna e Michele De Murtas di Cagliari Supporting Hardcore, il collettivo del capoluogo che attraverso live, eventi e pubblicazioni coltiva, alimenta e porta avanti la cultura hardcore. Una chiacchierata con Luca Garau sui progetti della crew, sulla recente pubblicazione della fanzine In Your Face, sull'entroterra che anima la scena, ma soprattutto su passato, presente e futuro di un'attitudine che ancora oggi, orgogliosamente, esiste e resiste.
Per iniziare vorrei chiedervi qual è secondo voi la definizione di hardcore, cos'è e come lo raccontereste, ma soprattutto che valenza ha, oggi, oggi un movimento così definito e circoscritto, per lo meno stilisticamente.
(C) Personalmente non ho mai considerato l'hardcore un genere musicale vero e proprio. L'ho sempre inteso più come una cultura, un po' com'è stato per il rap ai suoi albori, negli anni 80, periodo di maggior fermento per entrambi i generi. Non a caso le due correnti musicali, per certi versi, hanno viaggiato spesso, soprattutto in America, su linee comuni, pur arrivando poi a prendere percorsi differenti. Ci tengo a sottolineare che, rispetto al rap, l'hardcore ha sempre cercato di mantenere un approccio lontano dal mainstream e, grazie al cielo, conserva ancora oggi questa linea di condotta.
La ricerca di contatto col pubblico, la quasi totale assenza di barriere ai concerti, l'attitudine, i messaggi espressi nei testi e i valori estremamente legati all'unione e al rispetto reciproco, fanno dell'hardcore un fenomeno che mi ha sempre incredibilmente emozionato. Per me ha sempre rappresentato questo, e continua a farlo pure ora, ma una vera e propria definizione dello stesso mi è impossibile darla poiché è troppo complesso definire qualcosa di così importante e rilevante.
Tutte queste componenti, per voi imprescindibili, hanno avuto un ruolo nella nascita di Cagliari Supporting Hardcore?
(C) Cagliari Supporting Hardcore nasce da una mia personale esigenza di cercare di riunire più anime dell'hardcore cagliaritano, fino ad arrivare alla formazione di una vera e propria crew, come avviene in molte altre città d'Italia (Roma, Venezia, Castelfidardo, Caserta, etc). Seppur certi che fosse un'utopia, dopo lunghe chiacchierate, ai concerti e non, con Michele (allora batterista dei No Care!), di comune accordo su alcune linee da seguire e sui valori da portare avanti, abbiamo iniziato a organizzare serate assieme con il nome di Cagliari Supporting Hardcore.
Avevamo riscontrato una sorta di flessione rispetto a qualche anno prima e, forse, si stava perdendo qualcosa. Era necessario, per noi, metterci in gioco non limitandoci all'organizzazione di live, ma cercando di andare oltre, per abbracciare più aspetti dell'universo hardcore. Così, in punta di piedi e con tanta umiltà, abbiamo iniziato a organizzare alcuni eventi, con band Italiane e non, con cui abbiamo stretto rapporti di amicizia e rispetto reciproci che, a tutt'oggi, nonostante le distanze che ci separano, restano forti e saldi.Ci siamo sempre resi disponibili e propositivi nei confronti di tutti e questo nostro modo di fare ci ha portato a collaborare con svariati ragazzi presenti nella scena accacì cagliaritana, e questo è il nostro intento anche per il futuro prossimo. Le idee e i progetti in cantiere sono tanti e la voglia di fare non manca di certo.

Ha senso, oggi, parlare di scena hardcore cagliaritana?
(C) La scena Hardcore a Cagliari esiste dai primi anni 90. In ritardo di una decade rispetto alla realtà della Penisola, dove le band storiche esistevano già da tempo e alcune di esse, addirittura, facevano fuoco e fiamme sui palchi degli States e di mezza Europa .
Nella nostra soleggiata e dormiente Cagliari qualcosa si iniziò a muovere ed è doveroso, a mio parere, citare Clonmacnoise e Human Side come apripista di ciò che poi prese forma più tardi, evolvendosi col tempo. Band seminali e assolutamente fondamentali per il percorso che si è intrapreso dopo di esse. Non erano presenti solo loro ovviamente, ma, nessuno me ne voglia, a mio modestissimo parere, erano e sono ancora validi esempi della direzione che prese il movimento dopo il loro scioglimento. Tracciarono un solco chiaro e ben preciso e se stiamo ancora parlando di Cagliari Hardcore lo dobbiamo anche, e soprattutto, a loro e alla loro costanza .
Poi nel corso degli anni abbiamo avuto veramente tantissime band interessanti e valide ed è impossibile citarle tutte. Stesso dicasi per il presente, dove le band degne di nota si sprecano: oggi il livello qualitativo del prodotto proposto dalle band isolane si è sollevato tantissimo, al punto da non sfigurare al confronto con l'esterno.
Di cosa è fatta? Storicamente l'hardcore vanta, tra i suoi corollari, l'impegno su tematiche che vanno dalla politica all'ambientalismo, dal vegansesimo allo straight edge. Troviamo queste componenti anche nella scena nostrana?
(C) La scena hardcore a Cagliari e in Sardegna in generale, così come altrove, racchiude tutte le componenti di cui parli tu.
L'Hardcore è sempre risultato essere, a mio parere, un ottimo veicolo per la trasmissione e la diffusione di messaggi di varia natura e di estrema importanza.
Il vegetarianesimo prima e il veganesimo poi, la cultura Straight Edge che segue i fondamenti della Youth Crew, ma che ha basi a Washington D.C. dal lontano 81, la politica e l'antirazzismo, sono solo alcuni dei capisaldi dell'hardcore punk.
Nel corso degli anni, in relazione ai messaggi proposti da alcune band, sono venute fuori innumerevoli “diramazioni” all'interno dello stesso, come il Krishna Core o il movimento Hardline giusto per citarne alcuni.

Parliamo di connessioni tra scene. Come sono i rapporti tra scena cagliaritana, scena isolana e le scene nazionale e internazionale?
(C) La scena hardcore Isolana non è schiava di campanilismi e di divisioni territoriali, fortunatamente, e questo lo si apprezza pure dall'esterno. Seppur con una maggiore coesione tra le varie realtà del panorama isolano, restano, purtroppo, ancora inutili gelosie e atteggiamenti che risultano essere lontani dalla nostra visione di compattezza, ma restiamo fiduciosi per il futuro.
All'estero la nostra scena è conosciuta in parte, ma a livello Italiano, senza fare torti a nessuno, credo sia da considerarsi tra le realtà più valide e interessanti. Abbiamo sempre avuto ottime band che hanno prodotto dei lavori pregevoli nel corso degli anni passati e, da qualche anno a questa parte, stiamo sollevando ulteriormente l'asticella. Ci sono progetti che altrove sarebbero idolatrati e spinti a livelli superiori, ma si sa , “l'erba del vicino e' sempre piu' verde…” e noi non siamo immuni a questo detto. Potrei citarne diverse che, con orgoglio e dedizione, portano alta la bandiera dell'hardcore isolano, ma per correttezza non lo faccio.
Dal punto di vista professionale e di tenacia non siamo secondi a nessuno, questo deve essere chiaro e basterebbe guardarsi intorno per capire di chi e di cosa sto parlando. Con una maggiore consapevolezza e con l'idea di raggiungere tutti un obiettivo comune, potremmo tranquillamente dire la nostra anche in ambito Europeo e non. Chissà…

Mentre i rapporti con le altre scene? Spesso è capitato di partecipare a eventi dove assieme all'hc c'era l'hip hop di matrice Doomsday/Machete, o una certa elettronica. Come avviene la connessione tra mondi apparentemente distanti? Si tratta di una questione di persone o c'è anche un preciso disegno stilistico?
(M) Ultimamente la connessione con più scene, vedi quella Hip Hop, avviene perlopiù per una questione di sopravvivenza delle realtà underground. Quando la musica live veniva seguita da più generazioni, e soprattutto dai giovani, era più raro trovare collaborazioni tra generi musicali differenti tra loro. Si cercava di fare principalmente eventi a tema. Ora c'è la necessita' di “mischiare le carte” per avvicinare più persone a generi più di nicchia come l'hardcore, il punk e affini, poichè si sente la mancanza di un ricambio generazionale che, in parte non è avvenuto.
Nella domanda citavi la Machete, ma penso che, più che la crew, sia importante la tipologia dell'artista e la sua attitudine e il messaggio proposto. L'Hip Hop come cultura non è mai stata lontana dall'Hc, dal Punk o dal Metal/New Metal o dal Crossover, poiché tutte, seppur con differenze di sonorità, hanno espresso, a grandi linee, lo stesso messaggio. Perciò la convivenza in un evento o le collaborazioni in generale avvengono quasi spontaneamente.
Vengono meno le collaborazioni con movimenti/crew che tendono a mandare un messaggio sbagliato o che fanno del business l'unico credo.
Questo è il mio personalissimo parere.

Recentemente siete stati protagonisti dell'uscita della fanzine In your face!. Cosa ci puoi dire in proposito?
(C) La fanzine In Your Face! è figlia del percorso che ci eravamo preposti di fare con Cagliari Supporting Hardcore.
Pur partecipando solo io, Michele è sempre pronto e disposto a dare una mano. In questa nuova avventura sono accompagnato da Leonardo (Lastbreath, Stigmatized, Nothing Left Records) e da Guglielmo (ex Straight Opposition, 217 e ora batterista del nuovo progetto musicale Ripside). Io e Leo ci occupiamo dei contenuti, mentre Guglielmo si occupa della parte grafica. Abbiamo messo anima e corpo in questo progetto e la buona riuscita di quest'ultimo è frutto di questa nostra dedizione.
Seppur con una veste grafica che strizza l'occhio alla modernità' abbiamo improntato la fanzine con un'impostazione molto Old School, numerando le copie a mano e limitandole, volutamente, a 100 copie per la prima uscita.
Il primo numero è uscito a Luglio ed è andato sold out in poco più di una settimana. Mai ci saremmo aspettati un simile riscontro e siamo estremamente felici e allo stesso tempo orgogliosi del lavoro svolto finora. A giorni uscirà il secondo numero e l'eccitazione e il nervosismo si fondono tra loro, in attesa dei commenti e delle reazioni per quest'ultimo lavoro.
Abbiamo ricevuto parecchie richieste di collaborazioni per i futuri numeri e alcune compaiono già nel prossimo. Il nostro intento era proprio questo! Volevamo promuovere l'idea di un prodotto che non fosse scritto solo a quattro mani o pensato da tre teste, ma che fosse un mezzo per la condivisione di esperienze ed emozioni. Le collaborazioni e le partecipazioni più o meno attive che troverete all'interno di In Your Face! sono diretta conseguenza dei valori che ci hanno cresciuto e che portiamo avanti e sono il risultato della nostra ricerca e del bisogno di unione e compattezza all'interno della scena di cui facciamo parte.
Doveroso rendere omaggio a tutti coloro che ci hanno supportato con l'acquisto del primo numero e che attendono l'uscita del secondo con la nostra stessa trepidazione. Inutile dire che senza di essi nulla di quello che stiamo facendo avrebbe senso.

In chiusura qualche anticipazione su cosa ha in serbo la scena hardcore locale nei prossimi mesi?
(M) Fermi al palo da quasi due anni, stiamo cercando di guardarci intorno per comprendere se ci sono, effettivamente, le possibilità o i presupposti per provare a organizzare nuovamente degli eventi.
Pare ci sia più libertà d'azione e meno limitazioni per le serate e ciò potrebbe significare per noi la fine di questo periodo senza concerti.
Qualcuno ha già organizzato o sta organizzando qualcosa per i mesi a venire e il che fa ben sperare. Staremo a vedere cosa ci riserverà l'imminente futuro e nell'attesa inizieremo a pianificare qualche show pure noi.