Dare vita a un nuovo genere musicale non accade tutti i giorni. Coniarne il nome pur senza inventare niente è decisamente più semplice, divertente e forse anche meritevole di plauso. “As former workers in the Island, this duo started a new life playing instrumental music, mixing ambient, post-rock and metal, creating a new genre called Fish-Rock”. Ecco, questo hanno fatto Claudio Caria e Roberto Sechi, rispettivamente al basso e alla batteria dei Dharma Station, power duo cagliaritano che prende nome e spunto dal bordello di Lost, dalla Dharma Iniziative e dal ruolo della ginecologa Juliet Burke nel finale. Senza senso sarebbe provare a trovarne il senso. Ma poco importa, perché i due tirano fuori dal nulla questo bel dischetto, pieno di roba che – in totale autodeterminazione – identificano come instrumental music, mixing ambient, post-rock and metal. E in effetti ci siamo pure come definizione.
Waterworld, come il disco di esordio del 2022 The Lost Waves, manco a dirlo, è un lavoro tutto incentrato sull’acqua. Grande dedizione anche in questo caso nel dare coerenza ai nomi delle tracce (King Crab, Blastoise, Nemo, Pullmonary Edema, giusto per dire), forse anche con più zelo rispetto a quanto fatto con la sostanza dei brani. Ma anche di questo poco importa, perché il disco alla fine fila via prestante, alternando, come da premesse, violenza e quiete, nel rispetto della migliore tradizione post quello che volete. Il compito di fare da collante della tracklist è stato lasciato ai suoni, felicemente nei pezzi tirati, meno in quelli di atmosfera. Distorsioni grasse che sul basso di Caria diventano ancora più pastose, cupezza quanto basta e claustrofobia abissale riflettono bene anche il lavoro volutamente (si spera) antiestetico fatto sull’artwork. La produzione suona casereccia, ma in realtà è piuttosto curata, figlia del lavoro di registrazione di Corrado Cardia, al quale si è aggiunto Fabio Demontis in fase di mix.
Altro colpo interessante per il collettivo ACME, al quale va riconosciuto il merito di mettere insieme per questo disco tante belle realtà del cagliaritano, arricchire così l’offerta del proprio roster e anche, perché no, dare una spolverata di cazzonaggine sulla seriosità che si sono portati appresso finora. Bravi tutti.