Davide Casu – Res i tot

Simone La CroceMusica, Recensioni

Davide Casu è musicista, scrittore, poeta e pittore. E non necessariamente in quest’ordine di importanza, a giudicare dai riconoscimenti ricevuti per le sue opere, le svariate esposizioni in terra iberica, le suo opere letterarie e il premio Andrea Parodi per il miglior testo e la miglior musica con la canzone Sant’Eulalia. Res i tot, ovvero Niente e tutto, è il suo nuovo disco, uscito nelle scorse settimane per l’etichetta catalana Sota la Palmera, con base nei dintorni di Barcellona. Come catalana è la lingua che Davide ha scelto per i brani, sempre che di scelta si possa parlare nel caso del cantautore algherese.

Dopo la pubblicazione di una decina tra album e singoli, Casu dà riprova di essere un’ottima penna e un interprete tutt’altro che ordinario, che in quest’ultimo lavoro tanto si è speso per la resa dei brani. In primis grazie a piccole licenze compositive che lo tengono alla distanza minima di sicurezza dalle sabbie mobili nelle quali rischia di affondare letteralmente chiunque alle nostre latitudini si avvicini al cantautorato voce e chitarra. Ma non è solo quello: dietro ci sono anche una validissima produzione e un impianto strumentale che sostiene bene il disco e gli toglie quel velo intimista che avrebbe potuto offuscare la freschezza del lavoro. La variante algherese del catalano, perfetta per il racconto cantato, spezia il tutto e sicuramente allontana in via definitiva paragoni comunque, per fortuna, evitabili. Nel disco quindi nove brani solidi di cantautorato fatto bene, con radici salde nella scuola italica, tra il De Gregori di fine anni ‘70 e l’Edoardo Bennato più ispirato, ma con occhi e orecchie rivolte al miglior songwriting statunitense delle ultime decadi, su tutti Bill Callahan, Sufjan Stevens ed Elliott Smith, in ordine sparso. Dentro pertanto indie, folk e blues, ma anche tanta aria di casa, mare, terra e le piccole cose di sé che Casu ha scelto di mettere sul tavolo: la sua passione per la pittura (notevole in apertura Lletra per a Vicent, dedicata a Van Gogh), la letteratura, le inquietudini e il suo sguardo sul mondo. Insomma, forse non un disco che sposta gli equilibri o che possa far gridare al miracolo, ma un lavoro concreto, riascoltabile e, soprattutto, poco nostalgico e ancor meno revivalista.  

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