Crack Dog è la nuova incarnazione di Mauro Vacca che nel tempo abbiamo conosciuto come Vanvera, Pussy Stomp, The Devil Town e anche in alcune scorribande collettive per festeggiare i quarant'anni di Faith dei Cure e in un più recente tributo per i trent'anni di Souvlaki degli Slowdive. Mr. Vacca è uno che si diverte a far perdere le tracce, a cambiare identità anche se in fondo il suo è un percorso coerente nonostante le variabili in corso d'opera. Crack Dog è ancora una volta un viaggio nell'oscura profondità dell'animo umano, in quella zona grigia nella quale è difficile distinguere il bene dal male, dove nessuno è innocente: un non-luogo infestato dai fantasmi del passato e da oscuri e torbidi sensi di colpa.
La ricerca musicale di Mauro Vacca affonda le radici nel blues più mefitico e tossico, si posiziona nel lato sbagliato della storia, in quel mood triste e malinconico che ci arriva dalle murder ballad di Nick Cave, da quelle lande desolate e misere che narratori come Faulkner ci hanno consegnato. E Faulkner mi fa pensare che il suo nome è prossimo a Folk Nero ed è proprio questa una delle migliori definizioni che possiamo usare per le nuove composizioni di Crack Dog: Black Folk. Lo stesso folk che un personaggio maledetto, ambiguo e inquietante come Johnny Cash ha portato alle estreme conseguenze.
Lo scenario in cui si muove Crack Dog è una palude malsana nella quale trovare rifugio dalle umane persecuzioni, sono le case abbandonate dove passare la notte, paesaggi non proprio da cartolina intrisi di polvere, sudore, sofferenza e ombre, tante ombre. Chiedete a John Fante che era un esperto di questi scenari ma anche al Dessì di Paese d'ombre che così bene ha descritto le sofferenze della povera gente e le cattiverie che solo gli umani riescono a manifestare con perfetta disinvoltura.
I suoni di questo album sono quelli a cui ci aveva già abituato Vacca nei suoi precedenti lavori (soprattutto nel disco d'esordio A Wish Upon a Scar), pensato e suonato con strumenti analogici, senza nessuna concessione alle nuove chimere del digitale: chitarra, voci, il violino di Roberta Etzi (Berth Juno) in una traccia e il resto è un viaggio in perfetta solitudine verso la dark side di questo mondo. Roba da lonely man, da desperados sempre in fuga dagli altri e da se stessi e poco importa se le strade da percorrere siano quella del Midwest, del Madagascar o le piste del Monte Linas, la sostanza è sempre la stessa: escapismo senza speranza, furore cieco, niente da perdere, niente da recriminare.
Otto nuove composizioni polverose e fuori margine influenzate – come mi ha suggerito lo stesso Vacca – da gentaglia come i primi Violent Femmes, da un folle outsider come Jonathan Richman e – of course – da Nick Cave e PJ Harvey. “La mia ricerca è sempre rivolta a una canzone popolare che sia connubio di urgenza folk e pathos da cameretta”, una filosofia di vita che in questo nuovo lavoro trova la giusta consacrazione e ci consegna un artista maturo e consapevole che, per quanto mi riguarda, può stare allo stesso livello di quei lontani miti a cui si faceva cenno prima.
Ed è una fortuna poter contare su un artista come Mauro, sapere che è uno che non molla, che implacabile ci fornisce le giuste dosi di popular music e fremiti rock di quelli giusti, storie oscure e misteriose pescate tra le voci della gente, arrivate chissà come e chissà da dove. Come quella di Crack Dog che pare fosse un tosatore della Nuova Zelanda che ogni tanto arrivava in Sardegna con la sua squadra. Lui era il personaggio più enigmatico della troupe, quello più silenzioso ed ermetico. Uno che quando ti guardava ti faceva venire i brividi. Non è importante se questa storia sia vera o frutto di qualche fantasia malata, quello che conta è che ce l'abbia raccontata con quella voce e con quei suoni che ormai sono un marchio di fabbrica riconoscibile e imperituro.
Se volete godere di questa magia l'album è disponibile in versione digitale su Bandcamp e anche in cassetta in tiratura limitata con allegata un po' di quella lana che Crack Dog tosava con perizia nei suoi viaggi isolani.