La nostra intervista alla dottoressa Elena Biondi, responsabile dello sportello Spazio Donna del Centro per la Famiglia Lares del Comune di Ozieri
Intervista di Daniele Mei e Daniela Schirru.
Le foto sono concesse da Michela Medda e sono tratte dal suo album “Diciamo Basta?” del 2011
Com’è andato il concorso quest’anno?
E’ andato molto bene. Questa è la terza edizione del Concorso e abbiamo rilevato, rispetto agli anni precedenti, un aumento dei partecipanti e una sempre migliore qualità dei brani. Questo grazie alla proficua e fondamentale collaborazione con il Maestro Antonio Deiara, che ha collaborato con noi sin dalla predisposizione del bando di concorso, nonché con altri importanti esperti di musica e docenti come i professori Ignazio Perra, Gian Battista Ledda, Ugo Spano. Fondamentali sono stati anche la professoressa M. Teresa Pasta e il linguista Dottor Cristiano Becciu. Ricordiamo che l’iniziativa nasce all’interno del Centro per la Famiglia Lares del Distretto di Ozieri, in particolare dalla collaborazione tra i due Servizi App. Giovani e Spazio Donna.
Ci vuole raccontare un po’ da cosa scaturisce questo bisogno di creare un concorso musicale di questo tipo?
L’idea del concorso scaturisce dalla necessità di utilizzare metodologie di sensibilizzazione efficaci, capaci di coinvolgere la popolazione anche dal punto di vista emotivo. Senza limitarsi alla diffusione di informazioni ma cercando di arrivare più in fondo, toccando le corde emotive delle persone. La musica come linguaggio dell’anima, è il mezzo secondo noi più efficace.
Quindi, quest’anno quanti brani sono arrivati?
aSono arrivati dodici brani di cui nove ammessi.
Che tipo di brani sono?
Sono brani che parlano della violenza di genere nelle sue diverse sfaccettature. Abbiamo dovuto escludere brani che non erano prettamente centrati sulla tematica.
La sensibilità verso questi temi è di predominanza femminile o c’è comunque una sorta di eterogeneità?
Abbiamo rilevato come la sensibilità sia eterogenea, infatti abbiamo potuto constatare con grande piacere una grande partecipazione maschile.
Tema di questa terza edizione del concorso riguarda la sensibilizzazione dei giovani verso le tematiche contro la violenza sulle donne, un fenomeno purtroppo in rapida espansione. Cosa si può fare, oltre alla musica, per arginare la diffusione di questo preoccupante fenomeno?
E’ importantissimo lavorare sulla prevenzione della violenza di genere, promuovendo altresì modelli di relazione positivi incentrati sul rispetto dell’altro. A questo proposito il servizio spazio donna porta avanti progetti di prevenzione ed educazione all’affettività nelle giovani coppie in alcuni Istituti del territorio.
Differenziare la violenza secondo il genere è la giusta strada? Siamo pienamente convinti che un atto di violenza sia sempre un atto di violenza a prescindere da chi lo commette e nei confronti di chi lo si commette. Quali sono quindi le caratteristiche peculiari della violenza di genere? Quali sono le sue caratteristiche fondamentali che rendono questa categorizzazione necessaria oltre naturalmente al fatto che è violenza di uomini contro donne?
La violenza di genere è definita dall’O.N.U., nell’art. 1 della Dichiarazione sull’eliminazione della violenza contro le donne, così: “Ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà.” Pertanto con l’espressione violenza di genere si indicano tutte quelle forme di violenza da quella psicologica e fisica a quella sessuale, dagli atti persecutori del cosiddetto stalking allo stupro, fino al femminicidio, che riguardano un vasto numero di persone discriminate in base al sesso.
Secondo voi, il linguaggio musicale può davvero contrastare la diffusione di ogni atto di violenza?
La musica rappresenta sicuramente un veicolo privilegiato per la diffusione di messaggi, in questo caso riteniamo sia un mezzo efficace per promuovere una cultura della non violenza. Ovviamente la musica non può da sola contrastare la violenza, a questo proposito sono necessari interventi di sensibilizzazione mirati e duraturi nel tempo. Ci auspichiamo che Viola possa diventare un appuntamento fisso ogni anno.
Si tratta di un vero e proprio concorso con dei premi reali. In cosa consiste la competizione e come vengono scelti i brani più meritevoli?
I brani sono stati selezionati anzitutto considerando la loro attinenza alla tematica secondo quanto stabilito nel bando. I criteri di valutazione da parte delle giuria sono stabiliti nel bando, in particolare per la sezione Alfa, brani originali i criteri sono: Testo , Composizione, Arrangiamento, Esecuzione, Presenza scenica. Per la sezione Beta, cover invece i criteri sono rappresentati da: Coerenza con la tematica, Interpretazione, Arrangiamento, Esecuzione e Presenza scenica.
Avete scelto una figura bella e importante come Claudia Aru per fare da testimonial. Ha sposato subito la vostra idea?
Claudia Aru ha mostrato da subito un’enorme disponibilità, offrendoci un grande supporto nella pubblicizzazione dell’evento nonché rendendosi disponibile a partecipare in qualità di ‘madrina’ il giorno del Concorso.
Sa Scena Sarda è stata subito entusiasta di potervi dare una mano. Siamo stati un valore aggiunto? Abbiamo coinvolto anche i nostri social e una fotografa eccezionale come Michela Medda che ci ha donato le sue foto per l’occasione. Cogliamo la palla per ringraziarla infinitamente e farle nuovamente i complimenti.
Siamo state felicissime della collaborazione offerta da Sa Scena Sarda, che ha rappresentato un enorme valore aggiunto per l’iniziativa, permettendoci di diffondere il messaggio in tutto il territorio Regionale. Riteniamo che sia fondamentale operare in termini di sviluppo di comunità coinvolgendo gli attori presenti nel territorio che sposano l’iniziativa, allo scopo di diffondere modelli positivi che si contrappongano alle dinamiche di violenza purtroppo presenti. Vi ringraziamo ancora tantissimo e speriamo di poter continuare a collaborare per le prossime edizioni.
Grazie infinite per averci concesso quest’intervista. È un onore per noi.
Visita e scopri i lavori di Michela Medda: www.flickr.com/photos/michelamedda/