L’aggettivo che immediatamente mi viene in mente pensando alla techno è notturno. Simbolicamente, quest’ultimo, evoca immagini poco rassicuranti, legate al mostruoso, al terrificante o, se si vuole usare un termine a noi più consono, all’inconscio. Il movimento musicale, artistico e ludico-ricreativo associato alla techno abita la notte con l’effetto di rendere l’insieme di tali immagini un paesaggio familiare. In qualche modo, questa cultura musicale genera l’effetto del ricordo, il quale consiste nel riportare all’attenzione un contenuto immerso nel pozzo oscuro dell’umanità e di riconoscerlo come proprio.
Golden Scales, il nuovo album di Claudio PRC uscito per Delsin Records e anticipato dalla pubblicazione del singolo Monotex, si inserisce in questa traiettoria. Il lavoro è ispirato dal ciclo di dipinti Nero e Oro dell’artista italiano contemporaneo Alberto Burri, i quali, realizzati con materiale acrovilinico e oro, espongono un forte ed elegante contrasto cromatico. Il nero opaco delle opere, non lasciandosi attraversare direttamente dalla luce, trattiene in sè l’oscurità, che però viene messa in risalto dalla presenza dell’oro, che la rende visibile attraverso l’opposizione. Le tracce dell’opera del dj sardo con base a Berlino, attraverso variazioni ritmiche e sonore, che nel loro susseguirsi assumono la forma di una scala, mettono in risalto il notturno senza illuminarlo. La sua presenza non si vede ma si sente. Se si vedesse, l’oscurità perderebbe il suo tratto caratteristico di essere priva di luce, mentre attraverso la percezione uditiva prende forma senza rinunciare a se stessa. Allora anche la notte, come il giorno, diventa un luogo in cui fare esperienza della libertà. L’album si può ascoltare nelle principali piattaforme di streaming e si può acquistare su Bandcamp.