Sono passati dieci anni esatti dalla pubblicazione di La canzone del poeta, un video girato a Olbia alla fine del 2012 e lanciato in orbita all’inizio dell’anno successivo. In quei giorni, che sembrano così lontani, i Cheyenne Last Spirit erano una delle band più attive dell’isola, erano molto coinvolti nel loro progetto musicale e lo facevano in una terra che in qualche modo rimanda a scenari di desolato abbandono come nei peggiori western di serie B. Praterie infinite, montagne di detriti come nature morte, villaggi abbandonati, silenzio e angoscia postindustriale. Iglesias e quel territorio ci appare così nella musica dei CLS ma anche uno stato mentale da superare e una realtà da modificare anche grazie alla forza della musica.
I Cheyenne si formano nel 2006 in questa location sospesa tra realtà e finzione e i riferimenti più diretti rimandano al rock italiano di quel tempo come Afterhours e Marlene Kuntz e si espande alla migliore canzone d’autore italiana e infinite altre sovrapposizioni sonore provenienti da un secolo appena sfiorito con palese riferimento ai suoni degli anni novanta. La formazione tipo prevedeva Francesco Addari (voce, chitarra e tastiere), Matteo Floris (basso e voce), Francesco Perra (chitarre e voce) e Alessio Cuccu (batteria).
Se avete voglia di approfondire, di questa band sono rintracciabili i due album da loro pubblicati: Maestrale del 2010 completamente autoprodotto, Il giardino del tempo del 2013 pubblicato da Areasonica e alcuni video sparsi nell’immensità della rete tra cui La canzone del poeta che ha dato il via a questo veloce amarcord. In questo brano emergono tutte le caratteristiche della band: un suono elettrico e vibrante, una tensione costante che accompagna riflessioni di leggera malinconia e riguardano la vita di tutti i giorni, tormenti esistenziali, le distorsioni e le ingiustizie del nostro agire. Un mondo lacerato e difficile ma anche bacino minerario di speranze e voglia di superare e superarsi. Ma così non sarà.
Dopo questo video il gruppo inizia a sfaldarsi e cercare nuovi filoni di ricerca: Francesco Perra si evolve in Perry Frank e parte per una proficua carriera nel mondo della ricerca musicale di scuola ambient, Francesco Addari è riapparso di recente con il moniker Modigliani e una proposta di stampo autoriale che fa ben sperare, degli altri non sono riuscito a trovare traccia.