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Cagliari Blues Station Festival, le foto e l’intervista

Daniele MeiInterviste, Live report, Photo report

Report fotografico e intervista al direttore artistico Simone Murru

La prima edizione del si è svolta all’interno dei locali del May Mask in Via Giardini. Il May Mask è un’Associazione Culturale di dedita all’arte in ogni suo aspetto che gestisce l’omonimo locale. All’interno si creano eventi culturali di diverso tipo.

Ecco alcune domande a Simone Murru (Cagliari Blues Station), ideatore e direttore artistico e che insieme ad Arianna Rasano e al May Mask ha organizzato il festival.


Prima di tutto come è andato il festival? Sei contento del risultato?

SM. Siamo contenti di due risultati. La bella e numerosa partecipazione del pubblico e la bella e calorosa partecipazione dei musicisti ospiti del festival che hanno aderito al progetto con entusiasmo. La jam finale, dove si sono alternati sul palco una decina di musicisti, che ringraziamo ancora, è stata la ciliegina sulla torta.

Un appuntamento che mancava in città. Questo conferma che il blues è in un momento d’oro in Sardegna, con artisti nuovi, altri storici che si ripropongono con forza e tanto movimento intorno. Come vedi questa fase storica del blues e della musica in sardegna?

SM. Il blues a mio parere attraversa un momento di salute rispetto ad altri anni. Piccole organizzazioni e soprattutto nuovi progetti musicali made in Sardegna danno nuova linfa ad un panorama che sino a poco tempo fa contava esclusivamente sui grandi festival(Rocce Rosse, Narcao, Nureci e Aglientu).

A conferma di ciò si contano quasi dieci dischi usciti nell’ultimo anno e mezzo esclusivamente di blues. Le band nostrane poi ottengono risultati e apprezzamenti internazionali come i Bad Blues saliti l’anno scorso sul palco di Pistoia Blues e i Don Leone oggi semifinalisti al Blues Challenge di Memphis. Tutte e due le band hanno preso parte al nostro festival. Grazie!

Il futuro. Io son nato e cresciuto a Narcao, gli eventi di questo tipo lasciano un segno culturale importante. Ci sarà un altro Cagliari Blues Station? Come lo vedi?

SM. La voglia di organizzare altre edizioni del Cagliari Blues Station è molta e incoraggiata dai risultati raggiunti da questa prima edizione. Per risultati si intende la partecipazione del pubblico e la qualità del blues che i musicisti coinvolti hanno restituito sul palco.


Il Festival

Sky Dog - Cagliari Blues Station - May Mask - Sa scena sarda
Mostra microfoni di Sky Dog
mostra vinile - may mask - cagliari blues festival - sa scena sarda
vinile in mostra foto di Dietrich Steinmetz

Prima serata: Vittorio Pitzalis, Enrico Polverari

La prima serata del Cagliari Blues Station ha visto protagonista Vittorio Pitzalis, fresco di stampa col suo disco Jimi James, edito da Jane Studio. Sarà ospite Enrico Polverari, chitarra di Bob Margolin, ex Muddy Waters Band e nei Chicken Mambo di Fabrizio Poggi, quest’ultimo candidato con Guy Davis ai Grammy Award del 2017 per il blues tradizionale.

Le foto ritraggono, oltre che il loro concerto, anche la jam che ha concluso il festival.


Seconda serata: Don Leone

Nella seconda serata si sono esibiti invece i Don Leone, il duo che sta portando il nome del blues sardo anche negli States (in queste ore -ven.19 gennaio– stanno partecipando alle semifinali dell’International Blues Challenge a Memphis, sulle rive del Mississippi, nel Tennessee.


Terza serata: Alberto Murru, Bad Blues e jam. Omaggio alla Chess Records

Chiude Alberto Murru Trio che, insieme ai Bad Blues, questa volta in duo, ci regala un omaggio alla mitica etichetta di Chicago, la Chess Records.

L’energia di Eleonora Usala e Federico Valenti, insieme all’esperienza del trio di Alberto Murru sono sfociate poi nella grande jam finale che ha visto coinvolti alcuni dei migliori musicisti della scena blues presenti in sala.

Le fotografie di questo articolo sono in ordine sparso di Gianfilippo Masserano, Dietrich Steinmetz, Arianna Rasano e Cagliari Blues Station