MUSICA EX MACHINA – RECENSIONE

BURP
Musica Ex Machina, Hopetone Records 2018
Recensione di Simone La Croce
In tutto ciò, il loro ultimo Burp, uscito lo scorso ottobre per Hopetone Records non fa assolutamente eccezione.
Burp pare, in questo senso, l’ennesima variazione sul tema che, evidentemente, fa si che i ragazzi continuino a trovare nuovi stimoli per non annoiarsi.
Il disco
Questo anche grazie al tastierista Guido Coraddu e, soprattutto, alla tromba di Francesco Bachis, innovativi nello strutturare i brani ma classici nel suono, spaziando tra Dave Brubeck, il Modern Jazz Quartet di John Lewis e Sly and the Family Stone a delineare il precario equilibrio tra tradizione e modernità della band. I molti stacchi e le variazioni all’interno dei brani li alleggeriscono, inoltre, del peso che i tempi molto dilatati – la durata media dei pezzi centrali sfiora i 6 minuti – rischierebbero di conferirgli.
Interessante la scaletta scelta, che sembra seguire un percorso quasi evolutivo, che parte black, con digressioni funky (Saturnalia) e rhythm’n’blues (87h), deriva su toni latineggianti (da Babonzo a PowerChihuahua) e patchanka (Polivinilpirrolidone e Pacha Kamal & co.), che astutamente gli consente di virare su temi più classici e chiudere con quella metaforica Open Arms op, a ridefinire il grande calderone musicale e culturale da cui attinge la band.
Verità
Burp è un album con diversi momenti importanti – uno per tutti la meritata Coda in solitaria di Guido Coraddu – e pochi veri decolli, come una decisa volontà espressiva dei musicisti di dilatare gli spazi suonati e voler mantenere la coerenza del proprio lavoro senza dover limitare la propria libertà di spaziare, attraverso musiche e suoni anche molto distanti tra loro.
Perchè Burp è un disco che vuole parlare di informazione, di verità, di realtà, e nel quale il lavoro più importante sembra essere stato fatto proprio sulla musica. Suoni, tempi ritmi e atmosfere si fanno protagonisti e il titolo onomatopeico-digestivo in effetti ben lo rappresentano: l’effetto liberatorio di un cordiale dopo un’abbuffata di nefandezze contemporanee, un alleggerimento dal caos quotidiano spesso apparentemente insormontabile, ma per il quale la musica può talvolta diventare un grande buco nero in grado di risucchiarlo fino a farlo scomparire. Almeno per un po’.