La pratica dell’improvvisazione è una delle basi su cui si fonda buona parte della storia della musica. Su questa predisposizione a viaggiare a fari spenti nella notte il dibattito è da tempo ancora in corso, ma credo che le intuizioni migliori siano quelle di Derek Bailey. Il chitarrista ha sempre vissuto in questa instabile posizione e, a un certo punto della sua storia, ha messo nero su bianco le sue idee in proposito. Si potrebbe anche aggiungere che l’improvvisazione non si improvvisa: serve, infatti, una profonda conoscenza della storia della musica, degli strumenti, delle tecniche di esecuzione oltre a una predisposizione quasi innata ad affrontare l’ignoto, attraversare foreste vergini di suono, rischiare in proprio senza rete. Questo vale anche per il pubblico che a sua volta affronta queste esecuzioni con lo spirito e la consapevolezza di non avere bussole con cui orientarsi. Ma la materia è talmente fluida e in divenire da lasciare spazio per qualsiasi opinione in merito.
Il disco appena pubblicato dal Bologna Improvisation Group nasce proprio in questo grande caos estetico, seppur con la consapevolezza di chi conosce le insidie dell’improvvisazione. Il gruppo si forma nel 2022, grazie a Francesco Giomi, all’interno della sezione di musica elettronica del Conservatorio di Bologna con una fisiologica alternanza dei vari componenti sempre all’insegna della sperimentazione e della ricerca musicale più estrema. BIG, di recente licenziato da Elli Records, rappresenta una tappa di un cammino tutto da scoprire di cui non si conosce il punto di arrivo in linea con la filosofia della musica improvvisata. In questa fase i musicisti coinvolti sono Francesco Giomi, Antonio Ciaramella, Giacomo Zanus, Nicola Venturo, Salvatore Miele, Simone Grande e Andrea Sanna in versione continentale con le sue tastiere e le macchine elettroniche. L’album è diviso in due diverse sedute di improvvisazione: Big Spirit rimanda a una conduction di Francesco Giomi mentre Stretching Tongues è la registrazione di un’esibizione live a Tempo Reale, presso Villa Strozzi a Firenze.
Steve Lacy, che di musica improvvisata è stato un maestro indiscusso, in una vecchia intervista ha dichiarato “Sono attratto dall’improvvisazione per via di qualcosa che, a mio avviso, ha grande importanza. Si tratta di una freschezza, di una qualità particolare, che si può ottenere solo improvvisando… ha qualcosa a che fare con l’idea di limite. Stare sempre sul confine con l’ignoto, pronti al salto… Se con quel salto si trova qualcosa, allora quella ha per me un valore più grande di qualsiasi cosa si possa preparare”. Sulla scia di queste considerazioni, dall’ascolto di quanto proposto dalla Bologna Improvisation Group si avverte proprio questa voglia di superare le soglie della conoscenza, no limits, no borders, con la consapevolezza di chi ha presente le trappole di questo mestiere sempre nel rispetto di chi suona e di chi ascolta. Un ascolto consigliato a chi crede che la musica sia il risultato di esperienze che aiutano a scardinare le porte della percezione.