Giacomo Serreli - Boghes e Sonos - 60 anni di musica sarda 1960-2020 - libro - Fondazione Maria Carta - recensione - Marco Cherchi - 2021 - Sa Scena - 12 febbraio 2021

Boghes e Sonos – 60 anni di musica sarda 1960-2020 di Giacomo Serreli

Marco CherchiLibri, Recensioni

Correva l’anno 1960: Kennedy diventava presidente degli Stati Uniti mentre, dall’altra parte del globo, esattamente a Liverpool, nascevano ufficialmente i Beatles. In Italia era l’anno de “il cielo in una stanza” di Mina, mentre nelle sale cinematografiche usciva “La Dolce Vita” di Federico Fellini.

Qualche anno più tardi, nel 1965, un muratore di Telti poco più che ventenne, sarebbe diventato il primo cantante sardo a salire sul palco di Sanremo, raggiungendo la finale.

Una parabola, quella di Vittorio Inzaina, durata quasi sessant’anni, simbolo di una Sardegna uscita dall’anonimato e, finalmente, ben visibile all’interno del panorama culturale nazionale.

Quel piccolo grande uomo, che cantava “Ti vedo dopo messa”, è il primo dei 1.750 nomi citati e catalogati da Giacomo Serreli – assieme autore, giornalista ed esperto musicale – in Boghes e Sonos – musica in Sardegna 1960-2020”

Crediti: Fondazione Maria Carta

Un’opera enciclopedica di etnomusicologia in tre tomi, 1.750 momenti collocati lungo l’asse della storia della musica in Sardegna, attraverso i quali superare l’idea di una popular music isolana chiusa in sé stessa, per restituirle l’immagine di una scena attiva nei generi più diversi e capace di travalicare i confini regionali verso audience sempre più ampie.

Un lavoro, quello di Serreli, arrivato alla sua terza edizione ufficiale, condotto con passione maniacale e, soprattutto, umiltà nel riconoscere – per ammissione dello stesso autore – la sua inevitabile incompletezza rispetto a un universo fisiologicamente complesso da censire, in un territorio dalla morfologia spigolosa come quello della cultura isolana. Una guida che, appunto, mira a essere definita e non definitiva, utile a tutti quei viaggiatori traghettati dal desiderio di esplorare il vasto patrimonio musicale sardo. 

Con questa rinnovata edizione, pubblicata per La Nuova Sardegna e resa disponibile in tiratura limitata dalla Fondazione Maria Carta a partire dal 25 Gennaio, Serreli sposta l’occhio di bue sulle nuove scene, da quella rock, a quella rap, ma anche sui fermenti jazz che da diversi anni ribollono con vivacità grazie a importanti rassegne musicali, alle quali l’autore non manca di dare meritato spazio.

Crediti: Fondazione Maria Carta

La storia tra le storie, di felliniana bellezza, è quella di Mario Cervo, gallurese appassionato di musica che, a partire dai primi anni sessanta, catalogò oltre 750 titoli del compositore olbiese Astro Mari: un lavoro, proseguito poi da Paolo Angeli fino a toccare i 1.800 titoli, e che avrebbe costituito l’opera museale dell’Istituto Superiore Regionale Etnografico. Uno spaccato di vita reale, rievocato in incipit da Serreli, a elevare l’importanza dell’approccio scientifico alla ricerca musicale.

Nella pinacoteca allestita da Serreli è esposta un’opera omnia, universale non solo nei contenuti e nei generi ma anche nel pubblico che si va a incontrare lungo un viaggio alla scoperta della propria identità popular, dagli artisti ai loro fan, dai semplici appassionati a chi vive la scena, dai padri ai figli e dai nonni ai nipoti.