C’è profumo di resistenza nel praticare la lentezza. In un mondo che corre, schizza via e muta costantemente, prendersi tutto il tempo che serve è quasi una dichiarazione di intenti. La T.A.R.C. questo sembra saperlo e lo fa. Non importa se l’introduzione va oltre il minuto o se la traccia supera i dieci minuti.
Восток è l’Est. Il disco persegue questo intento coerentemente con le suggestioni del proprio nome. C’è tutto il procedere lento e incessante dell’est. La plastica patinata dell’occidente è sostituita dalla pesantezza dell’acciaio.
E nel mezzo della cadenza marziale, i tre riescono a trovare lo spazio per l’improvvisazione. Non manieristica, sia chiaro, forse a tratti scordata, ma sempre contestualizzata e localizzata oltre cortina.
Восток non è un disco che si lascia sentire in sottofondo. È un disco che richiede e pretende l’attenzione dell’ascoltatore. La suddivisione in tracce non deve lasciare spazio alle tentazioni: la sua dimensione è l’interezza. Una unità di produzione.