Un vuoto-di-tempo (Zeitlücke) è la definizione, scelta dal filosofo italiano Mario Pezzella, per il decennio tra gli anni 20 e 30 del ‘900. Il presente che viviamo non è più capace di connettere il passato al futuro, un già con un non ancora, dove si fa l’esperienza di un «intreccio del suono appena udito e attesa di quel che è per venire»*. Al contrario, in esso sfuma la memoria del passato e il futuro assume contorni dispotici, privo di speranza e mera ripetizione dell’identico. Un presente disarticolato rispetto al suo evolversi e muto.
C’è chi, come Bobbi Marcs, ormai noto al pubblico di Sa Scena, fa parte di una generazione impossibilitata a cogliere le vibrazioni provenienti da un passato ancora vitale e presagire le note di un futuro possibile. L’unica alternativa rimasta è familiarizzare con il vuoto-di-tempo. Mostro mio, il nuovo singolo del cantautore cagliaritano uscito per Pioggia Rossa Dischi e distribuito dalla Universal Music Italia, è un tentativo di dargli voce. Dopo un ottimo esordio non era facile confermarsi ma ancora meno migliorarsi, com’è invece accaduto. L’immaginazione metaforica si coniuga con l’apparente banalità degli istanti di vita vissuta, mostrando che proprio la leggerezza e la semplicità possono, sorvolandolo, aggirare il vuoto di tempo.
Degna di menzione è anche la copertina del disco, realizzata da Rosa Brianda. Con un’ottima capacità di scrittura sempre in evoluzione, il nostro autore è una delle promesse più concrete della scena sarda.
*(Mario Pezzella, Nel vuoto del tempo, Rogas, Roma 2023)