Black Beauty – SIK

Luca GarauMusica, Recensioni

è Simone Cuccu, ragazzo poco più che ventenne di , cittadina della Sardegna sud occidentale, proficua fucina di band e artisti. Simone è musicista da sempre, batterista, chitarrista e ora piacevolmente cantautore.

Black Beauty, dopo svariate pubblicazioni di demo, cover o più semplicemente appunti, è il suo primo lavoro finito. L’album è interamente suonato e registrato in autonomia, con l’eccezione di qualche piccolo contributo esterno, e si sviluppa interamente nel terreno del songwriting di stampo blues e folk, come egli stesso lo definisce.

Disco d’esordio

È un disco d’esordio a tutti gli effetti, nel quale traspaiono piacevolmente tutta la timidezza e l’insicurezza dell’autore, quasi volesse muoversi in punta di piedi per paura di disturbare l’ascoltatore.

Possiamo apprezzarne l’effetto nella voce, che trema, cala e sale, balla esile, come impaurita. E allo stesso modo lo sentiamo nella chitarra, che, sebbene più a fuoco e più decisa, non sconfina mai nell’esuberanza e nel manierismo tipico di molti folk-singer. Non vuole essere questa una nota negativa ma, al contrario, è doveroso riconoscere a Black Beauty una rispettosa forma di timore reverenziale nei confronti della Musica e del genere in particolare.

SIK percorre un sentiero, quello del cantautorato folk, già segnato da altri prima di lui ma ancora ricco di anfratti, cunicoli da scoprire, che in questo primo lavoro, vengono esplorati con curiosità.

Nessuna pretesa di originalità o sensazionalismo, ma è apprezzabile la ricerca di soluzioni compositive non per forza antologiche.

Le influenze ci sono tutte, sia chiaro, e sono anche abbastanza palesi. Ma questo non è un male, anzi. Siamo tutti debitori dei nostri ascolti e qualche volta richiamarli può essere rassicurante.

Uno su tutti, per non scomodare i più scontati, è Micah P. Hinson, soprattutto in “Come to my Garden”, ballata finale caratterizzata dalle due voci a distanza di un’ottava che si rincorrono gradevolmente.

In conclusione Black Beauty di SIK è una buona opera prima che, in un’epoca di chiassosa sfrontatezza, riesce ad affacciarsi con garbo e in silenzio, facendo della fragilità il suo punto di forza.