Recensione di Muflone
Big Bon è una one man band dietro la quale si cela il nome di Mirko Zoroddu, sardo di nascita ma di base a Bologna, esattamente come River of Gennargentu, che gli ha anche prodotto il disco.
I’m not dead yet, questo il nome del disco, esce per l’attivissima Talk about Records ed è costituito da sette pezzi.
Mi accingo ad ascoltarlo ponendolo mentalmente nel solco dell’ormai nutrita e ottima schiera di one man band sarde, aspettandomi quindi del blues.
Il lavoro è invece già dal primo ascolto un disco del tutto folk, intendendo quello americano da Woody Guthrie in poi, sia musicalmente che per quanto riguarda i testi, impegnati in alcune problematiche sociali sarde come l’occupazione militare di certe aree (Devil takes my soul).
Un mix di generi
Si parte con Good people, un gospel tutto voce e tacco che ci aiuta subito a entrare nei polverosi anni ‘30 nordamericani. Si prosegue poi con tre brani tipicamente folk con voce, chitarra e armonica piuttosto movimentati: Cotton fields, Gambler blues e Let it burn.
L’uso costante della chitarra resofonica e del suo particolarissimo suono ci aiuta a restare in questa atmosfera da grande depressione statunitense, mentre la voce versatile e capace di Mirko ci ricorda che siamo di fronte a un musicista contemporaneo.
Le successive due tracce ci presentano un Big Bon più maturo. The devil takes my soul e Waitin’ for the sun sono infatti le canzoni più riuscite del disco sia in fase compositiva che nelle liriche.
Il disco si conclude con un divertente pezzo tutto chitarra e armonica, Dirty roads, ma ci lascia un po’ l’amaro in bocca per la brevità del lavoro.
La colonna sonora ideale in compagnia di Huckleberry Finn
Se vi piacevano o vi piacciono le avventure di Tom Sawyer e Huckleberry Finn, se avete amato il protagonista di Furore, il mitico Tom Joad, sappiate che questo album potrebbe essere una ottima colonna sonora per quel tipo di letture.
Buon ascolto!