Il blues è uno dei linguaggi musicali più assimilati, normalizzati e altri participi passati che fanno intendere che ormai è roba nostra. Sarà stato grazie ai Blues Brothers, o a Etta James nello spot della Coca Cola Light, o grazie ai mille altri utilizzi, ma è innegabile che chiunque riesca, anche solo canticchiando, ad acchittare un sei ottavi e un giro di basso che possa definirsi blues.
White Gloves, dei Bad Blues Quartet è un omaggio a quel linguaggio universale di cui sopra. Arriva alle stampe dopo un lungo lavoro di ricerca sul suono così da restituire un’impronta fortemente legata alle radici. Tredici brani che si susseguono nell’esplorazione delle diverse declinazioni del genere eseguiti egregiamente con approccio riverente colmo di riconoscenza. I topoi sono tutti tracciati senza la tentazione, né volontà alcuna, di aggiungere o azzardare: un bel disco di belle canzoni.
White Gloves è stato registrato a Brescia agli studi Monolith, sotto lo sguardo – e l’orecchio – attento di Mike Zito, anche ospite in due tracce, ed è distribuito da Overdub Recordings.