La nostra Daniela Schirru intervista i membri dell’Associazione Culturale “Le Ragazze Terribili” organizzatori dell’Abbabula Festival, giunto al ventesimo compleanno.
Quest’anno ricorre il 20° anniversario del festival ABBABULA. Potete raccontarci i suoi inizi, cosa lo ha ispirato.
Come Ragazze Terribili lavoravamo sul fronte della distribuzione dal 1988. Ma volevamo dare vita ad una idea che divenisse stabile, che potesse diventare punto di riferimento per gli appassionati. Volevamo che la città di Sassari e più in generale la Sardegna avessero da offrire qualcosa di bello, riconosciuto e riconoscibile, dedicato alla musica d’autore e al suo mondo.
Lo abbiamo fatto partendo dal nome. ABBABULA, acqua alla gola in sardo. È fru tto di sogni ragionati e trasformati in realtà. Intanto ci apprestiamo a vivere l’edizione dei 20 anni. Poi ci rimetteremo all’opera per dare seguito ad una manifestazione che ha un ricco passato, vive al presente e guarda con sempre rinnovato entusiasmo al futuro. Per l’occasione la grafica del festival è in versione “reloaded”. 20 anni fa la curò un grandissimo artista del calibro di Pastorello. Quest’anno siamo tornate alle origini
Quali progetti avete in programma con l’edizione di quest’anno?
Una location nuova di zecca, l’Arena Concerti che sarà appositamente costruita in piazzale Segni: spazio da vivere anche oltre i concerti – apertura giornaliera cancelli fissata alle ore 20,30 – in piena filosofia ABBABULA. Ad aprire il festival, il 6 luglio a Sassari davanti al Carcere di San Sebastiano, l’anteprima organizzata in sinergia con la Compagnia Teatrale Meridiano Zero. L’anteprima ospiterà “Per Grazia Non Ricevuta”, progetto ambizioso e visionario con la direzione artistica di Leonardo Boscani, che rivolge uno sguardo attento e non convenzionale al mondo delle carceri. Interpreti di questo progetto sono l’artista sassarese Giovanna Maria Boscani e il cantautore cagliaritano Joe Perrino.
E poi quattro giornate in musica, che fra il 10 e il 14 luglio porteranno a Sassari le più interessanti espressioni delle nuove tendenze della scena italiana. On the stage ben 13 artisti, affermati ed emergenti a livello locale e nazionale, che dall’hip hop di Willie Peyote al cantautorato di Maldestro, passando per le sonorità elettroniche di John De Leo, il suggestivo ensemble di Iosonouncane e Paolo Angeli e l’avvolgente rock “indie” di Motta, racconteranno una storia talmente variegata da accontentare anche i palati più indipendenti e appassionati. E poi ancora En?gma & Kaizén, il vissuto e l’esperienza del Gavino Riva trio, le parole di Scarda e il live set di Arrogalla, il tutto senza, ovviamente dimenticare, le più interessanti realtà emergenti della scena sarda come il rapper Riky, Flavio Secchi, Elisabetta Usai e Massimo Carta.
Avete parlato dell’Abbabula Lab. Di cosa si tratta? Da cosa scaturisce questo bisogno di organizzare questi laboratori?
Per festeggiare i suoi 20 anni ABBABULA ha scelto di… fare un altro grande regalo a chi, fra passato presente e futuro, ha fatto sì che sul palco, sotto il palco e a bordo palco tutto potesse accadere. Per questo nasce l’Abbabula Lab – giornate del 9 e 10 luglio a partire dalle ore 16 nella sala conferenze del quotidiano La Nuova Sardegna, Predda Niedda strada 31 -. Un ciclo di incontri a tema dedicati a chi fa, produce e distribuisce musica in Sardegna, con importanti relatori al tavolo a confrontarsi con gli operatori di settore su argomenti attuali e pertinenti come il diritto d’autore, la filiera musicale e la nuova vita dell’indie italiano, il rapporto tra promoter, agenti e festival e le nuove opportunità del mercato globale.
A moderare gli incontri – organizzati con il supporto di Linecheck Music & Meeting Festival – Milano – sarà Christoph Storbeck, artist manager, international PR, Head of Conference. Comune denominatore conduttore delle due giornate sarà la filiera musicale raccontata in poche parole, con il punto di vista dell’artista e quello del suo eventuale manager come fil rouge di collegamento.
Attraverso un orientamento iniziale saranno svelati i principali rapporti sociali e legali collegati allo svilupparsi della filiera musicale. Ancora, partendo dall’esempio dell’attuale successo della musica “indie” italiana, sarà analizzata l’importanza dell’idea creativa alla base del progetto con cui ci si presenta sul mercato. Si parlerà poi di “live”, che già da qualche anno sono diventati la principale fonte d’introito per gli artisti. Si proverà a spiegare come funziona il mercato della musica e ci si interrogherà, partendo da casi reali, su quali siano le opportunità all’estero per la musica prodotta in Italia.
Gli incontri sono aperti al pubblico e saranno caratterizzati, dopo gli interventi dei singoli relatori, dalla presentazione di un case history da parte di musicisti, promoter e operatori di settore fra cui la songwriter Angela Colombino, Luca Usai (Festival A Squarciagola), Giuseppe Camassa (Balcony TV), Giuseppe Bulla (Apollo Beat & organizzatore eventi), Davide Corriga (Du Festival), Mattia Mulas (Here I stay Festival), una rappresentanza della band dei Train To Roots e Luca Zoccheddu (Agenzia Altrove).
Nel corso degli anni, all’Abbabula Festival si sono esibiti diversi artisti cosiddetti “big” del panorama musicale indie e non, e artisti locali. Cosa hanno lasciato questi artisti al festival?
Il nostro palcoscenico ha ospitato i più grandi artisti della scena italiana e internazionale, al top della loro carriera, agli esordi o in fase di maturazione della stessa. Artisti che con il passare del tempo diventano amici, che ogni tanto vengono a trovarti perché assieme si è diventati grandi. Pensiamo a Mannarino e ai Baustelle, ma sono tantissimi i nomi che hanno lasciato un ottimo ricordo in noi, tanto che come detto, spesso, le nostre strade e le loro si rincontrano sui tornanti della loro carriera. Crediamo abbiano contribuito a dare credibilità e continuità al nostro progetto. C’è sempre qualcosa di interessante sul cartellone di Abbabula. Qualcosa da scoprire, qualcosa da riscoprire, qualcosa da applaudire e conservare nella memoria.
Per le prossime edizioni chi vi piacerebbe ospitare sul palco del Festival?
Sarebbe bellissimo ospitare Eddie Vedder, era qui in Sardegna proprio la settimana scorsa, l’Isola gli piace e ci piacerebbe tornasse a visitarla. Ed a suonare.Sogni a parte, stiamo sul pezzo, cerchiamo di dare spazio alle novità più interessanti del mondo indie e in generali ai fenomeni musicali che deviano il loro percorso rispetto al mainstream pur riscuotendo lodi e consensi. Diversifichiamo, perché ogni pubblico “richiede” il suo artista. Cerchiamo di accontentare tutti e proporre quante più variazioni sul tema.Vedremo cosa ci regaleranno, in musica, la fine del 2018 e l’inizio del 2019”.
Come vedete la situazione musicale in Sardegna?
La scena sarda si è sempre caratterizzata per un bel fermento, realtà interessanti e band mature con percorsi che le hanno portate a superare i confini geografici. E’ proprio per raccontare questa scena, e per provare a tirare un pochino su l’asticella, che nascono gli Abbabula Lab. Un modo per raccontarsi e confrontarsi che ci auguriamo possa diventare uno strumento di crescita per tutti.
La vostra organizzazione si chiama Le ragazze terribili. Com’è nata?
Ci siamo incontrate ben prima che nascesse ABBABULA. Eravamo amiche fra noi già alle scuole medie e abbiamo cominciato a lavorare insieme già dal 1988. C’era voglia di cantare e ballare la musica, c’era voglia di fare e immaginare. Quattro donne che volevano realizzare un sogno e che, da ragazze terribili, si affacciavano ad una dimensione prima prettamente al maschile.
C’erano caratteri diversi, interessi comuni che si declinavano spesso in maniera differente. La fusione di questi elementi è il mix vincente che ci consente di esserci ancora a distanza di quasi 30 anni ma, soprattutto, di approcciarci al lavoro con entusiasmo e passione immutate rispetto agli inizi. Crescono gli impegni, cambiano le vite, aumentano i carichi di lavoro ma l’atteggiamento è sempre lo stesso e noi continuiamo ad essere le Ragazze Terribili.
Cosa fareste voi per aumentare l’interesse del pubblico giovane nei confronti della musica “nuova”?
La musica va ascoltata, va vissuta, va assaporata e collegata ad ogni singolo momento della nostra vita. Le grandi collezioni di vinili hanno lasciato spazio alle playlist su Spotify, è quindi cambiato il modo di fruire il prodotto musicale e sono chiaramente cambiati i gusti musicali. O meglio, ogni generazione difende e ribadisce i suoi rispetto alle altre. Ma la musica ha sempre lo stesso potere e fa sempre lo stesso effetto. Accomuna. Travolge. Coinvolge. Più eventi, aperti e diversificati, capaci di catturare l’attenzione e l’interesse di una platea più vasta possibile: i giovani, in primis, ma anche i loro genitori. E non solo. E poi gli spazi. Spazi accessibili ed attrezzati dove fare musica, dove organizzare grandi eventi. A noi, ad esempio, piacerebbe l’idea di organizzare eventi in luoghi dal grande impatto e interesse archeologico. Monte d’Accoddi, sede per due anni del festival Abbabula, è solo uno degli esempi in cui abbiamo cercato di fondere la proposta culturale alle secolari pietre di Sardegna. Importante però è fare, e impegnarsi – con tutti i rischi che il fare impresa oggi comporta – per costruire qualcosa di bello, che valga e che duri nel tempo.