Sul canale YouTube de La famosa etichetta Trovatorobato il 28 ottobre è stato pubblicato un video del regista italiano Alessandro Gagliardo, che, attraverso le tecniche della settima arte, ragiona sul linguaggio astratto utilizzato da Daniela Pes in Spira.
Il lavoro ambisce a essere una traduzione della canzone A te sola nel linguaggio cinematografico. All’inizio della clip l’autore si pone la domanda: “How can I encounter her opera?”, alla quale risponde: “And I tried to look by listening”. In questo modo la sua traduzione filmica appare paradossale, perché è stato necessario guardare attraverso l’ascolto, ossia abbandonare la dimensione quotidiana del linguaggio come veicolo di significati.
Daniela Pes ha utilizzato una lingua inventata, definita da Gagliardo“una sorta di glossolalia”, cioè un idioma indecifrabile che può essere l’espressione mistica di un profeta o il delirio di un pazzo. I suoni, musicali e fonetici, si condensano in un tutto semovente. Chi ascolta è costretto a tirare i remi in barca e a lasciarsi trasportare dalla corrente, come un bambino costretto ad assorbire la cultura, che però getterà le basi per la produzione di nuovi significati. Gagliardo, fedele alla prospettiva artistica di Pes, ha mostrato che la forma non è semplicemente il veicolo di un contenuto, ma che tra essi esiste un rapporto intimo che li rende essenziali l’una all’altro. La traduzione cinematografica di A te sola si è dimostrata impossibile, ma, proprio in virtù di questa irrealizzabilità, ha avuto successo. Del resto tradurre non significa semplicemente replicare e né semplicemente veicolare un messaggio sovrapponendo i codici linguistico-espressivi delle due arti, vuol dire soprattutto trasformare il linguaggio e noi stessi e con essi il mondo.