“Ah, stiamo registrando?”
Anno domini 2007, interno sala prove del Magazzenobis. Gli Adharma, band sarda di stanza a Bologna, sono alle prese con la title track del loro primo e unico album, Mano ai pulsanti. Una versione strumentale che sarà usata come «incisione guida per volumi ed equalizzazioni», YouTube dixit. Simone Ena alla batteria; Riccardo Aresti ai sintetizzatori; alla chitarra, con “pochi soldi e molti riccioli”, Jacopo Incani, che saluterà l’arrivo del 2008 battezzandosi come IOSONOUNCANE. Ma questa è un’altra storia, il cui minimo comun denominatore con gli Adharma è la Famosa Etichetta Trovarobato: nel 2010 l’esordio solista di Incani, La macarena su Roma; nel 2011 Mano ai pulsanti.
Il reperto video è geniale claustrofobia per amanti del lo-fi, amplificata dalla bassissima qualità della ripresa. Provate a immaginare Thom Yorke e Robert Fripp che se la spassano in una Summer of Love tetra, farcita di sinfonie psichedeliche tagliate con sintetizzatori, organo e sciabolate del sax di Giacomo Maria, ospite della sessione. Pensate a tutto questo e diluitelo nelle nove tracce dell’Lp. Aggiungeteci una sensibilità lirica che sembra mettere David Lynch come gran cerimoniere in un visionario carosello sul cittadino italiano del 2007, alienato dentro la bolla del medium televisivo.
C’è da chiedersi: ma il paranoid android made in Italy targato 2020 – quello iperconnesso, paranoico, alla ossessiva ricerca di un’opinione sulla qualunque pur di avere qualcosa da dire – ecco, l’italico cittadino del nuovo decennio, come sarebbe stato dipinto da Mano ai pulsanti? La cattiva notizia è che nessuno può dirlo: gli Adharma si sciolsero prima della sua pubblicazione. La bella notizia è che potete ascoltare il disco su bandcamp. Se vi piace, scaricatelo. Se vi lascia indifferenti, o se vi fa schifo, no problema. Avrete comunque speso bene il vostro tempo. Se non sapete cosa dire, non preoccupatevi: nessuno è costretto ad avere un parere su tutto.