22:22 Free Radiohead – Paolo Angeli

Luca GarauMusica, Recensioni

È il mare! Sì, così è chiaro, la chiave di volta per riuscire ad entrare dentro 22:22 Free , ultimo lavoro di , è il Mediterraneo. Tutta la stesura e la composizione diventano più nitide, se ascoltate guardando il Mare.

Gli indizi ci sono tutti, Palau, Barcellona, la caratteristica Mariniere, la maglia della tenuta dei quartiermastri e marinai francesi. Tutto sembra voler richiamare a gran voce il mare.

Sia chiaro, non è un mare patinato, caraibico, non ci sono palmizi, amache e cocktail serviti dentro le noci di cocco. È un mare complesso, ricco di sfaccettature, il cui sole scalda, ma può anche bruciare, il vento rinfresca, ma può tramutarsi in tempesta. È solcato da ridenti barche a vela e da grigie petroliere, ci si bagnano le famigliole in vacanza e i disperati in cerca di una riva.

paolo Angeli - 22:22 Free Radiohead - Emiliano Cocco - 2019 - recensione - Sa Scena Sarda - Luca Garau
pic by Emiliano Cocco

Le contraddizioni si palesano anche nella musica e si possono apprezzare nello scorrere dell’opera. Andira sembra scritta per accompagnare i delfini che giocano all’alba, rincorrendosi lungo la scia tracciata dalla poppa. E Icaro e Nude, con la loro epicità, non sono forse un tributo alla maestosità della tempesta davanti alla piccolezza del genere umano?

Come ogni marinaio che si rispetti, anche Angeli ha una sua donna in ogni porto, da scoprire, amare e violare, ma sempre con profondo rispetto e tanta maestria.

Dopo Fred Frith e Björk, coi quali si era cimentato nell’album “Tessuti”, è la volta dei Radiohead. Il vascello di Angeli salpa dall’Oxfordshire per toccare tutte le coste del Mediterraneo. Un viaggio che non si mostra indolore e che, fortunatamente, lascia segni ben visibili, rectius udibili, nel prezioso carico musicale trasportato.

Le composizioni di Thom Yorke e soci vengono strattonate, strapazzate e contaminate, fino a tingersi di sud. Pur riconoscibili, perdono la loro natura razionale e cervellotica lasciando spazio a tinte più calde e approcci più nomadi.

Optimistic sembra suonata da una carovana di zingari gitani, la struggente Daydreaming pare l’accorato racconto delle macerie che costellano i balcani, e Idioteque abbandona il suo elegante minimalismo per diventare, nella parte centrale, la perfetta colonna sonora di un matrimonio tradizionale sardo.

Faolo Angeli - 22:22 Free Radiohead - Emiliano Cocco - 2019 - recensione - Sa Scena Sarda - Luca Garau
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Non c’è spazio per il manierismo dei catalogatori che si interrogano se sia un album di cover, tributi, omaggi. Sono semplicemente linguaggi. Paolo Angeli utilizza i brani come codici e se ne serve per raccontare le sue storie, colorandole coi suoi dialetti, i suoi accenti, le sue cadenze.

Inutile dire che se iconograficamente la chitarra preparata spesso ruba la scena ai suoni, essa, nell’economia del disco, è solo uno strumento. Sa essere bella ed efficace, suscitando fascino e curiosità. Ma nelle mani di Angeli è nulla più di un remo o un timone, che perfettamente comincia dove finiscono le sue dita.

Si dovrebbe ora parlare delle influenze, degli stili e degli stilemi, ma perché farlo? Davanti ad un tale carico di emotività non è importante da dove l’artista prende ma fin dove si spinge per dare. Al termine di questo viaggio musicale ciò che emerge è la temerarietà di saccheggiare e bistrattare delle icone, riuscendo a non essere mai né irriverente, né tantomeno troppo riverente.