WAS – △/◯

Federico MurziMusica, Recensioni

Difficilmente inquadrabile, questa doppia uscita targata (alias ).

Ci sono tante cose, tutte complementari, tutte messe al posto giusto. Potremmo sbrigarcela con l’etichetta di synth-pop, ammesso e non concesso che a definirlo tale bastino i sintetizzatori languidi, il minimalismo soft ( yellow ) e spinto ( why so serious ) e le voci suadenti. Oppure potremmo prendere una spiaggia assolata e sognante, piazzare come sottofondo Caribou e Nicolas Godin, schiaffarci in mezzo chitarre spigolose e introspettive di XX e Alt-J e provare a ricreare un ambient(e) alla Brian Eno. Meglio ancora: potremmo sederci in una decappottabile e proiettare sullo schermo di un drive-in i visual che Corrado Podda Barbarossa ha realizzato per i due album (qui e qui), da guardare rigorosamente in camicia floreale. A onor del vero, uno spettacolo del genere è già andato in onda il 25 giugno, alla Fondazione Siotto, per la presentazione degli album. A fare da maestri di cerimonie, un cast d’eccezione: lo stesso WAS/Andrea Cherchi alle manopole, Barbarossa ai visual e Giacomo Salis alle percussioni.  

Forse quanto scritto finora ci aiuterà ad avere un quadro più a fuoco. Forse no. In ogni caso: gran bella prova. 

Menzioni speciali: Andrea Cherchi si conferma un polistrumentista di levatura – ha suonato chitarre acustiche ed elettriche, synth, drum machine e corde vocali, oltre ad aver registrato e missato il tutto; il già citato Giacomo Salis alle percussioni e alla batteria; Mauro Vacca al basso; Roberta Etzi, anch’essa alle corde vocali; Carlo Conen al mastering. Ulteriore menzione speciale per too close , che in una gara fra le opening tracks più azzeccate del 2021 si piazza molto bene.

Dopo le menzioni speciali, le speranze: sentire/vedere / dal vivo (camicie floreali o no, poco importa).